Il balletto dei numeri sulla disoccupazione continua e gli ultimi dati diffusi dall’Ocse non sorridono al Governo Renzi. Nel 2014 raggiunto un picco del 12,7% nel 2014, oltre sei punti percentuali in più rispetto a prima della crisi (6,1% nel 2007), ma nel 2016 comincerà a scendere, passando sotto il 12% nel quarto trimestre. Su questi dati non incide il Jobs Act non essendo all’epoca entrato in vigore. Decisivo invece appare il provvedimento dell’esecutivo Renzi sul Lavoro per il miglioramento che l’Ocse stima ci sarà per il prossimo anno. Quella giovanile è aumentata di 2,7 punti l’anno scorso. arrivando a quota 42,7%. La percentuale è più che raddoppiata dal 2007, quando si fermava al 20,4%. “Più di una persona su 4 di età uguale o inferiore ai 29 anni in Italia non è né occupata né in educazione (Neet)”, percentuale che “si è impennata del 40% dall’inizio della crisi, aprendo un ampio divario con la media Ocse”. E lo scorso anno sono aumentati pure i contratti dei precari che però col Jobs Act dovrebbero cambiare. O meglio stanno già cambiando. E che rappresenti un grande passo avanti il Jobs Act lo sostiene anche l’Ocse: “Aumenta gli incentivi alla creazione di posti di lavoro a tempo indeterminato con il nuovo contratto a tutele crescenti, ed estendendo la copertura dei sussidi di disoccupazione, un passo avanti verso la riduzione delle diseguaglianze di lungo periodo e l’eliminazione della segmentazione” del mercato del lavoro italiano. La riforma, aggiunge l’organizzazione parigina, contiene anche “importanti misure per aumentare le risorse destinate alle politiche attive sul mercato del lavoro, e migliorarne l’efficacia”.
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