Arriva la Guardia di Finanza per l’inchiesta sui camici di Fontana. E il leghista Caparini cancella le chat e disinstalla Whatsapp

La Guardia di Finanza cercava il telefonino del leghista Caparini per l'inchiesta sui camici di Fontana e di suo cognato. Ha trovato sorpresa

Arriva la Guardia di Finanza per l’inchiesta sui camici di Fontana. E il leghista Caparini cancella le chat e disinstalla Whatsapp

Secondo la procura di Milano l’assessore regionale al Bilancio della Lombarida Davide Caparini, leghista, poco prima che la Guardia di Finanza si presentasse nei suoi uffici per sequestrargli il telefonino ha cancellato le chat. L’indagine è quella dei camici prima venduti e poi donati ad Aria, centrale acquisti di Regione Lombardia, dalla società della moglie e del cognato di Attilio Fontana, il presidente. Che deve ancora spiegare la storia del conto all’estero, ma questi sono dettagli.

Arriva la Guardia di Finanza per l’inchiesta sui camici di Fontana

Il Fatto Quotidiano racconta oggi che Caparini, non indagato, è uno dei protagonisti del Camici-Gate. Nell’inchiesta sia Fontana che Andrea Dini, suo cognato sono indagati per frode in pubbliche forniture. A settembre Caparini era tra i nomi indicati dalla procura per l’acquisizione dei contenuti del suo cellulare. Ma quando la GdF analizza il suo telefono si accorge che Whatsapp è stato disattivato da poche ore. Cosa è successo?

Bisogna tornare indietro al 23 e al 24 settembre. La procura all’epoca sta lavorando sull’acquisto senza gara di 500mila test da parte della Regioni e parte con i sequestri dei telefoni. Tra questi ci sono quelli di Fontana, dell’ex assessore al Welfare Giulio Gallera e di Giulia Mancinelli, caposegreteria di Fontana ed ex compagna di Matteo Salvini. Entrambi non sono indagati. Il giorno dopo tocca all’inchiesta sui camici. E arrivano i sequestri per Roberta Dini, moglie di Fontana, e di Raffaele Cattaneo, assessore all’ambiente. Oltre a loro ci sono ancora Martinelli e, soprattutto, Caparini.

E qui succede il patatrac: verso la sera del 23 settembre Caparini incontra Martinelli. La mattina del 24 arrivano le Fiamme Gialle. Poi dal telefonino di Martinelli parte un messaggio Whatsapp per Caparini: “Arrivata notifica. La Procura ipotizza un messaggio “in codice”. Il messaggio non risulta spuntato, ma se si hanno attivate le anteprime può aver visto il testo lo stesso. Quando
la Finanza chiede a Caparini il cellulare, è spiegato in Procura, l’assessore al Bilancio tergiversa.

E il leghista cancella le chat e disinstalla Whatsapp

A quel punto la GdF riesce a farsi dare il telefono e scopre che la chat è disattivata. Ed è stata disattivata poche ore prima. Quando? La Procura vorrebbe saperlo, lo ha chiesto al perito, che però non è stato in grado di fissare un orario preciso. Tutto questo nulla ha di penalmente rilevante. Di curioso certamente sì. I messaggi potrebbero comunque essere recuperati. Dagli atti dell’inchiesta affidata all ’aggiunto Maurizio Romanelli “il coinvolgimento dell’assessore Caparini attiene sia alla fase genetica dell’affidamento sia alla trasformazione in donazione” e quindi “è ragionevole pensare che sia stato messo a corrente dello sviluppo delle trattative”.

Annota la Procura: “Caparini era uno dei promotori che segnalava alla Dini il nome di Cattaneo”. Tanto più che l’11 maggio 2020, otto giorni prima di una riunione in Regione dalla quale uscirà la decisione, poi comunicata il 20 maggio da Andrea Dini all’ex dg di Aria, Filippo Bongiovanni, di trasformare la fornitura in donazione, si tiene un incontro tra Caparini, Bongiovanni e Martinelli.

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