Dazi al 35% contro il Canada dal primo agosto: è l’ultima minaccia di Donald Trump che ha annunciato che a breve comunicherà la sua decisione anche all’Ue. Per tutti gli altri Paesi, ha avvisato, ci saranno dazi generalizzati del 15% o del 20%.
A Bruxelles cresce l’attesa e si predica cautela. Il presidente americano ha preannunciato finora le sue tariffe a 23 Paesi, con lettere standard, tranne alcune più personalizzate.
Come quelle al Brasile, per il quale ha paventato dazi al 50% per la “persecuzione” giudiziaria dell’ex presidente Jair Bolsonaro. E al Canada, cui ha rimproverato la scarsa collaborazione nella lotta al fentanyl.
Stangata Usa sul Canada: dazi al 35%
Le ultime lettere, postate su Truth, hanno fatto girare in rosso le Borse europee e Wall Street. Immediata la reazione del premier canadese Mark Carney, che resta aperto al negoziato ma promette di tener duro: “Durante gli attuali negoziati commerciali con gli Stati Uniti, il governo canadese ha difeso con fermezza i nostri lavoratori e le nostre imprese. Continueremo a farlo mentre lavoriamo in vista della prevista scadenza del primo agosto”, ha scritto su X.
Carney ha inoltre replicato che “il Canada ha compiuto progressi fondamentali per fermare la piaga del fentanyl in Nord America” e ha ricordato che “stiamo rafforzando le nostre partnership commerciali in tutto il mondo”, in particolare con l’Europa e il Regno Unito.
Al Messico è andata meglio: i dazi sono rimasti al 25%. Finora il tycoon ha siglato accordi solo con la Gran Bretagna e il Vietnam, e un’intesa quadro con la Cina.
Pechino critica Trump per i dazi sul Brasile
Pechino ha criticato duramente le tariffe imposte da Trump al Brasile: “I dazi non dovrebbero essere usati come strumento di coercizione, intimidazione o interferenza in altri Paesi”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning.
Intanto il Brasile ha minimizzato l’impatto dei dazi Usa. Trump ha detto ai giornalisti che potrebbe parlare più avanti con il presidente brasiliano.
Luiz Inácio Lula da Silva si è detto pronto a cercare una soluzione diplomatica, ma ha messo in guardia che ricambierà alla pari se i dazi entreranno in vigore il primo agosto come promesso.
L’Ue attende e congela la risposta
“La nostra priorità resta raggiungere un accordo di principio”, ha ribadito il portavoce Ue, Olof Gill. Anche se per Bruxelles non ci sono segnali che ciò accadrà in via imminente.
Il tempo, in vista della deadline del primo agosto, però, stringe e allo scoccare della mezzanotte tra lunedì e martedì – salvo un’ulteriore proroga – scatterà automaticamente il primo pacchetto di contro-dazi varato ad aprile ma tenuto in stand-by in nome del dialogo.
E, davanti a uno scenario che “può cambiare da un momento all’altro”, un nuovo rinvio – è l’assicurazione di Bruxelles – potrà essere deciso “in un batter d’occhio”.
I contro-dazi Ue sono pronti da tempo
Accantonata l’ambizione di un’intesa a dazi zero, il lavoro del capo negoziatore Maros Sefcovic si concentra su un’intesa quadro snella – di tre, quattro pagine da affinare successivamente – con una tariffa base Usa al 10% e sconti mirati per i settori strategici come l’aviazione e gli alcolici.
L’automotive resta uno dei nodi più delicati, alla ricerca di deroghe sull’attuale tariffa del 25%. I contro-dazi Ue, dicevamo, sono comunque pronti da tempo.
I due pacchetti di contromisure – uno già congelato in primavera e l’altro ancora in fase di finalizzazione – sono pronti a essere sfoderati per una stangata sui prodotti Usa che, nel complesso, potrebbe toccare i 120 miliardi di euro.
E Bruxelles non esclude di mettere in campo strumenti più incisivi per arrivare a colpire anche le major del tech. Tutto dipende da Washington, se dovesse decidere di punire l’Europa con tariffe oltre il 10%.