De Benedetti e l’amico Amber all’assalto di Caltagirone: nel mirino l’Opa sull’editrice del Messaggero

di Stefano Sansonetti

Il siluro è stato lanciato domenica. Ed è arrivato con tale precisione che adesso sarà complicato tenere a bada lo scontro. Carlo De Benedetti è andato all’assalto, stavolta sfruttando anche il canale mediatico, di Francesco Gaetano Caltagirone. Nel mirino l’operazione con cui l’immobiliarista-editore sta cercando di condurre in porto l’Opa (offerta pubblica di acquisto) sulla Caltagirone Editore, di cui detiene il 60,7%, società per ora quotata in Borsa che tra gli altri pubblica Il MessaggeroIl Mattino Il Gazzettino. Lo strumento utilizzato è La Stampa, il quotidiano entrato da poco nella Gedi, la grande famiglia editoriale di De Benedetti di cui fanno parte anche la Repubblica L’Espresso. In un articolo che ha sviluppato una minuziosa analisi di bilancio della Caltagirone Editore, La Stampa ha dimostrato che la società vale molto, ma molto di più di quanto si voleva dare a intendere con l’iniziale Opa fissata da Caltagirone a 1 euro ad azione, nel frattempo già aumentata a 1,22 euro. Insomma, per la testata del gruppo De Benedetti l’immobiliarista romano ha un po’ fatto il “Caltafurbone”, cercando di liquidare gli azionisti di minoranza con pochi spiccioli.

Lo scenario – Ma la faccenda è più complessa. E sembra andare oltre quello che La Stampa può dire, essendo come una sorta di “parte in causa”. Per dire: tra i grandi “disturbatori” di Caltagirone, nell’operazione Opa a 1 euro, si è subito distinto il fondo Amber del finanziere franco-armeno Joseph Oughourlian. Quest’ultimo in tempi recenti ha rastrellato azioni fino ad arrivare al 5,5% di cui oggi è accreditato (e chissà che non voglia salire ulteriormente). Si dà però il caso che il fondo Amber non sia così ignoto al mondo di De Benedetti. Lo stesso Oughourlian, tanto per dirne una, ha goduto per parecchi anni di una poltrona nel Cda della Cofide, holding finanziaria che fa capo proprio all’editore de La Stampa. E De Benedetti, fino a qualche anno fa, vantava un posto nel Cda di Amber Capital Italia Sgr, società di gestione del risparmio rientrante nel perimetro del fondo. Questo per dire che, al di là delle frasi di protocollo che si sentono dire dalle parti, l’affondo di De Benedetti nei confronti di Caltagirone c’è tutto.

Il nodo – Naturalmente poi va in rilievo l’oggetto del contendere. Ambienti vicini all’immobiliarista hanno sempre fatto notare che l’iniziale offerta di 1 euro ad azione già valorizzava un titolo che prima del lancio dell’Opa (8 giugno) valeva 0,84 euro. Ma i tesori nascosti nel bilancio, svelati da La Stampa, e le ultime quotazioni del titolo (ieri ha chiuso a 1,34, con un +4,03%), ne suggeriscono un prezzo maggiore. Già ora, come detto, l’immobiliarista ha alzato l’asticella a 1,22. E pensare che quella valutazione a 1 euro ad azione era stata considerata congrua dai soliti valutatori: da una parte Leonardo & Co., chiamato direttamente in causa dal Cda della Caltagirone Editore; dall’altra Enrico Laghi, che tra un incarico in Ilva (poi lasciato) e uno in Alitalia ha trovato il tempo di farsi coinvolgere dai cosiddetti “amministratori indipendenti” della società editrice. Tra questi Antonio Catricalà (ex Antitrust), Massimo Lapucci (segretario generale della fondazione Crt) e Giancarlo Cremonesi (ex presidente Acea). Tutti insieme appassionatamente a sfornare una valutazione di congruità che più indipendente non si può. Soltanto nei prossimi giorni si saprà che piega è destinata a prendere tutta la vicenda.

Twitter: @SSansonetti