Decadenza Todde in Sardegna: il tribunale dà torto alla presidente sulla rendicontazione. Ma sulla durata della legislatura deciderà il Consiglio regionale

Il tribunale conferma le irregolarità sulla rendicontazione, ma sulla decadenza deciderà il Consiglio regionale. Todde: "Faremo ricorso"

Decadenza Todde in Sardegna: il tribunale dà torto alla presidente sulla rendicontazione. Ma sulla durata della legislatura deciderà il Consiglio regionale

“Da diverse ore il centrodestra chiede le mie dimissioni da Presidente, perché vorrebbe tornare a mettere le mani nella gestione della Regione. Ma la sentenza dice che è il Consiglio regionale a doversi esprimere in ultima istanza. Questa è una battaglia che si combatte nei tribunali. E lì la combatteremo. Sono nel pieno delle mie funzioni, e intendo onorarle fino in fondo”. Sono le prime parole della presidente M5S della Sardegna, Alessandra Todde, dopo la decisione del tribunale di Cagliari di rigettare il suo ricorso contro l’ordinanza-ingiunzione di decadenza sostenuta dal Collegio regionale di garanzia elettorale. E la governatrice annuncia il ricorso in appello contro la sentenza.

“Violazioni gravi e sostanziali”

Premettendo che la fattispecie non ha precedenti e che giuridicamente è assai complessa, i giudici della prima sezione civile del Tribunale di Cagliari hanno comunque individuato “violazioni sostanziali e gravi” sulla rendicontazione “di spese elettorali, vigilanza sulle stesse e relative sanzioni”. Per il collegio non è condivisibile quanto sostenuto dai legali di Todde, secondo i quali lei era candidata presidente, quindi esente dall’applicazione della legge sulla rendicontazione e che la decadenza comporterebbe delle conseguenze abnormi rispetto agli obiettivi del legislatore, perché cadendo la presidente cadrebbe l’intero Consiglio regionale.

“La ricorrente”, si legge nel provvedimento, “era tenuta alla presentazione della dichiarazione di spesa e del rendiconto perché ha ricevuto i fondi per le spese elettorali dal Comitato”. “Il fatto addebitato alla ricorrente è nitido ed è costituito dal non aver presentato la dichiarazione di spesa e il relativo rendiconto”. Confermata anche la sanzione di 40mila euro.

Ma Todde vince sulla decadenza, la cui decisione spetta al Consiglio regionale

Un giudizio duro, quello dei giudici, che però non porterà alla decadenza, come aveva richiesto il Collegio di garanzia, visto che per la Corte “il provvedimento contestato non ha disposto la decadenza, ma, ritenendo che le violazioni accertate comportassero detta conseguenza, ha disposto la trasmissione degli atti al Presidente del Consiglio regionale”.

Per i giudici “non rientra nella competenza del Collegio di Garanzia né in quella del Tribunale adito pronunciare l’eventuale decadenza della ricorrente. La competenza è rimessa dalla legge al Consiglio regionale”. Che difficilmente voterà contro la fine della legislatura.

Decadenza sproporzionata rispetto alle contestazioni

Anche perché un’eventuale fine anticipata della giunta Todde sarebbe una conseguenza totalmente sproporzionata rispetto ai fatti contestati, che in sostanza si riconducono a errori formali (anche se gravi, quanto banali), come il non aver nominato un fiduciario elettorale e una rendicontazione lacunosa delle spese, che però sono state lineari e indiscutibili.  Di sicuro, la spada di Damocle del voto sull’eventuale decadenza renderà il percorso della legislatura più tortuoso. Non fosse altro per il potere di ricatto che ora avrà il Pd nei confronti della presidente e dei Cinque Stelle.

Todde: “Diritto-dovere di difenderci nel processo, non dal processo”

Resta comunque un verdetto che Todde e il suo pool di legali non si aspettava, anche considerata la richiesta di archiviazione della Procura. Da qui la decisione della governatrice di andare avanti in giudizio. “A differenza di chi sceglie lo scontro con la magistratura, noi rispettiamo il ruolo dei giudici e le loro decisioni, anche quando non le condividiamo, come in questo caso”, ha detto Todde ieri, “Proprio perché crediamo nello Stato di diritto, che prevede tre gradi di giudizio, abbiamo il diritto e dovere di difenderci nel processo, non dal processo. Quindi andiamo avanti: impugniamo la sentenza, perché le violazioni contestate non sussistono, come pure rilevato dalla Corte dei Conti e dalla Procura della Repubblica di Cagliari”.

Nessun dubbio sulle spese fatte e sulle fonti di finanziamento

La presidente ha inoltre ribadito che “non c’è nessuna violazione della trasparenza, perché è noto quante e quali sono state le somme versate, da chi, e come sono state spese dal Comitato elettorale. Infatti, la Corte dei Conti ha confermato la correttezza del rendiconto”. “Mentre da cinque mesi ci attaccano, noi abbiamo sempre continuato a lavorare nell’interesse della Sardegna e continueremo a farlo”, ha concluso.

Intanto però il centrodestra carica a testa bassa: “La sentenza, nel confermare integralmente l’ordinanza-ingiunzione del Collegio elettorale di garanzia, ha posto finalmente fine ad una torbida vicenda caratterizzata da menzogne, omissioni e gravi violazioni di legge”, ha dichiarato Pietro Pittalis, deputato e segretario regionale di Forza Italia, “La Presidente Todde ne prenda atto e sia coerente rassegnando immediatamente le dimissioni, ad evitare ulteriori danni ai sardi”.

Intanto, nell’attesa degli altri gradi di giudizio, sulla eventuale decadenza si attende ancora il parere della Consulta, chiamata a decidere del conflitto di attribuzioni.