Decreto armi a Kiev, nel centrodestra si cerca un compromesso per il sì della Lega: sul tavolo la formula aiuti vincolati ai negoziati

Si lavora al compromesso per il sì della Lega alle armi a Kiev. Nel decreto si dovrebbe specificare che gli aiuti sono vincolati ai negoziati

Decreto armi a Kiev, nel centrodestra si cerca un compromesso per il sì della Lega: sul tavolo la formula aiuti vincolati ai negoziati

Se il decreto legge – il dodicesimo dall’inizio del conflitto – che proroga gli aiuti e l’invio delle armi in Ucraina finora non è arrivato in Consiglio dei ministri le responsabilità sono della Lega che si è messa di traverso. Ma il testo, hanno assicurato Forza Italia con Antonio Tajani e Fratelli d’Italia con la premier Giorgia Meloni, verrà approvato entro la fine dell’anno. Se questo non accadesse aprirebbe “un serio problema politico”. A evocare lo scenario estremo di un no della Lega alle armi a Kiev è stata giovedì Forza Italia.

Il compromesso per il sì della Lega alle armi a Kiev

Il problema che si apre ora è come far passare il decreto senza far perdere la faccia alla Lega. Nelle scorse ore ci sarebbero stati contatti tra Meloni e il leader della Lega Matteo Salvini e si sarebbe trovata un’intesa di massima sui prossimi passaggi. Ovvero il provvedimento potrebbe arrivare in una delle prossime riunioni, quella del 22, o più probabilmente in quella del 29 dicembre. Certo, i ministri leghisti per segnare la differenza ma evitare di drammatizzare il dissenso potrebbero non partecipare, come avrebbe ipotizzato qualcuno, al Consiglio dei ministri che approverà il decreto. Ma anche una astensione, ha affondato il colpo il portavoce degli azzurri Raffaele Nevi, aprirebbe “un serio problema” nella maggioranza.

Il punto di caduta

Ecco allora che il punto di caduta potrebbe trovarsi in una sorta di passaggio nel testo del decreto che verrebbe aggiunto, destinato ad accompagnare l’invio delle armi all’evoluzione dei negoziati. Assieme a un impegno a tenere conto degli sviluppi del piano di pace Usa da inserire magari nella risoluzione che la prossima settimana andrà votata dopo le comunicazioni della premier in vista del Consiglio europeo del 18 dicembre.  “Il decreto ci sarà e se bisogna parlare anche giustamente di lavorare per la pace si farà perché è da sempre l’intenzione del governo”. Così il sottosegretario alla presidenza Giovanbattista Fazzolari.

La punzecchiatura del M5S

“Noi sicuramente non abbiamo nessuna intenzione di mettere in difficoltà un governo che è un orgoglio per l’Italia ed è una garanzia per le famiglie e per le imprese. Semplicemente chiediamo prudenza”, ha detto il giorno prima Salvini. “La Lega non vuole il riarmo, ma se dici una cosa del genere e poi voti il contrario significa che forse cerchi di inseguire consenso e popolarità, altrimenti per coscienza non voterebbero nuovi pacchetti di armi. In politica contano i voti, non quello che si dice nei talk show”, ha avvertito il senatore del M5S, Ettore Licheri.