Decreto giustizia, messo il bavaglio anche al Parlamento

La Camera conferma la fiducia al governo sul decreto giustizia con 201 voti a favore. Il testo contiene anche le norme sulle intercettazioni.

Decreto giustizia, messo il bavaglio anche al Parlamento

Su quello che viene chiamato decreto Giustizia, anche se in realtà è il classico provvedimento omnibus al cui interno c’è un po’ di tutto, il governo ha deciso di mortificare il Parlamento preferendo ricorrere all’ennesimo voto di fiducia, arrivato oggi alla Camera con 201 voti a favore, 125 contrari e cinque astenuti.

La Camera conferma la fiducia al governo sul decreto giustizia con 201 voti a favore. Il testo contiene anche le norme sulle intercettazioni

Ad annunciare la decisione è stato il ministro dei rapporti con il parlamento, Luca Ciriani, che ieri ha spiegato che “a nome del Governo pongo la questione di fiducia” sul disegno di legge di conversione del decreto “recante disposizioni urgenti in materia di processo penale, di processo civile, di contrasto agli incendi boschivi, di recupero dalle tossicodipendenze, di salute e di cultura, nonché in materia di personale della magistratura e della pubblica amministrazione”.

Sarà vietato usare le telefonate acquisite per reati diversi da quello oggetto d’indagine e limitate le trascrizioni

Il provvedimento affronta principalmente il tema delle intercettazioni. Del resto la maggioranza da un anno a questa parte non fa che ripetere di volerle limitare tanto da aver innescato uno scontro con la magistratura, e questa volta è passato dalle parole ai fatti.

Eppure in origine questo decreto nasceva per la ragione opposta, ossia blindare l’utilizzo delle intercettazioni nei processi di mafia. A chiedere di correggere il tiro era stato il procuratore Antimafia, Giovanni Melillo, e proprio su suo input erano state preparate due norme ad hoc che sembravano aver risolto ogni problema. Peccato che in commissione Giustizia il provvedimento si è progressivamente allargato, di fatto trasformandosi in tutt’altro, sotto la spinta di una pioggia di emendamenti che in larga misura sono stati proposti da Forza Italia.

Così se da un lato sono state salvate le captazioni per i reati di stampo mafioso, evitando di mandare in fumo centinaia di procedimenti come chiedeva Melillo, dall’altro sono state introdotte tutte limitazioni al loro utilizzo negli altri ambiti come proposto dai forzisti. Insomma un pastrocchio che rischia di rendere complicata l’attività d’indagine da parte delle forze dell’ordine.

Tra le norme più discusse presenti nel decreto giustizia spicca quella relativa alle trascrizioni delle intercettazioni. Il contenuto di quelle ritenute “non rilevanti ai fini delle indagini”, secondo quanto spiegato dal parlamentare di Forza Italia, Pietro Pittalis, non deve essere “trascritto neppure sommariamente e nessuna menzione ne viene riportata nei verbali e nelle annotazioni della polizia giudiziaria, nei quali è apposta l’espressa dicitura: La conversazione omessa non è utile alle indagini”.

Stop anche alle cosiddette intercettazioni a strascico

Stop anche alle cosiddette intercettazioni a strascico, ossia quelle autorizzate per un reato non potranno essere usate per reati diversi da quelli oggetto dell’autorizzazione stessa. A spiegarlo è ancora Pittalis che ha rivelato anche che “con un emendamento in sede referente si è anche modificato, al fine di limitare la possibilità di utilizzo dei risultati delle intercettazioni in procedimenti diversi da quelli nei quali sono stati disposti, ai soli casi in cui risultino rilevanti e indispensabili per l’accertamento di delitti per i quali è obbligatorio l’arresto in flagranza. Per evitare ogni incertezza, si è inteso precisare che tale modifica riguarda i procedimenti che saranno iscritti dopo la sua entrata in vigore”.

Tutte modifiche fortemente contestate dal Movimento 5 Stelle. Nel corso della discussione generale alla Camera sul decreto, la deputata del M5S Valentina D’Orso ha spiegato: “Non è vero che siamo tra i più spendaccioni in relazione all’utilizzo e alla disposizione delle intercettazioni. Noi dovremmo chiederci grazie alle intercettazioni quanti patrimoni sono stati confiscati, quanto come Paese abbiamo avuto indietro dalle indagini che hanno avuto buon esito. La bilancia pende del tutto a favore dell’utilizzo delle intercettazioni, ma voi date un’altra narrazione e quella è”.

Malgrado ciò, conclude la pentastellata, “ne avete approfittato per depotenziare l’utilizzo delle intercettazioni con quattro emendamenti, in particolare di Forza Italia, che hanno sporcato questo decreto legge, rendendolo assolutamente invotabile e indigeribile. Per voi è un chiodo fisso garantire l’impunità ai colletti bianchi e l’obiettivo è fare un lavaggio del cervello ai cittadini per convincerli che la corruzione non sia un reato grave. La verità è che mafia e corruzione sono due facce della stessa medaglia”.

Cosa ancor più grave, incalzava ieri la deputata M5S Stefania Ascari, è che nel decreto omnibus – in cui è finito di tutto e di più – non c’è stato spazio per l’emendamento del Movimento 5 Stelle, bocciato dalla maggioranza, “che avrebbe consentito di utilizzare le intercettazioni anche per contrastare la pornografia minorile, la detenzione di materiale pedopornografico, l’adescamento di minorenni e i maltrattamenti in famiglia”. Proprio per questo la Ascari si chiede: “Dove sono finite le promesse fatte a Caivano?”.

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