Narrano le cronache che l’incontro tra il sindaco di Roma, Ignazio Marino, e la presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, sia stato casuale. Dicono. Ma chi conosce bene Palazzo San Macuto, a Roma, sa bene gli incontri casuali sono davvero un caso. In quello stabile, dove hanno sede le commissioni parlamentari, esistono vari ingressi e altrettante uscite. Insomma, raccontare la storia dell’incontro casuale fra i due equivale a narrare ciò che avviene nell’agone della politica di casa nostra, dove la casualità ha preso il sopravvento sulla conoscenza, la fatalità sulla programmazione. Del resto i casi che stanno togliendo il sonno, e la pace, al premier sono figli di questa aleatorietà, da Milano a Palermo, dalla Sicilia alla Liguria. E Roma, in qualche modo, rappresenta la sintesi di tutto ciò, dimostrando quali danni riesca a fare l’improvvisazione al potere. Il primo cittadino della Capitale, tornando al caso dell’incontro casuale, aveva appena terminato un’audizione nella commissione d’inchiesta sul sistema d’accoglienza migranti, quando all’uscita ha incrociato la Bindi. “Io non commento”, dice Marino, a chi gli chiede cosa si fossero detti, “ci siamo abbracciati, baciati, salutati cordialmente. Io non faccio nessun commento fino a quando non si esprimeranno due servitori dello Stato, dei quali uno si è già espresso. Ora aspetto che un altro serio e rigoroso servitore dello Stato come Alfano si esprima e sulla base del suo giudizio si prenda una decisione conseguente”. Tecnicamente Marino fa anche bene a non commentare, dato che al suo posto parlano i fatti. E i giornali di mezzo mondo. “Il titolo del New York Times è molto bello. Mi è piaciuto molto”, dice il sindaco di Roma commentando la prima pagina del New York Times in cui si parla del “degrado” di Roma. A chi gli fa notare che nell’articolo si parla della mancanza di fiducia dei romani nei suoi confronti risponde serafico: “Ma l’articolo parla delle valutazioni di alcuni giornalisti”. O al primo cittadino fa difetto il senso della realtà, oppure l’ironia ha preso il sopravvento. L’edizione internazionale del New York Times (International New York Times) ha pubblicato in prima pagina una grande foto che mostra rifiuti in una strada del centro di Roma e titola la sua corrispondenza dalla Capitale “Un sindaco virtuoso contro i vizi di Roma”. “Il titolo del New York Times, se tradotto bene, recita: “Un sindaco virtuoso contro i vizi di Roma”. Non pretendo che le agenzie di stampa conoscano l’inglese ma vedo che hanno tradotto: “Il sindaco è onesto ma lo è abbastanza per fermare il declino della città eterna?”, ha precisato il sindaco, facendo riferimento al titolo con cui era stata presentata la notizia. Marino potrà giocare quanto vuole con titoli e traduzioni. Resta il fatto che la maggioranza dei romani non lo vuole più, il Partito democratico lo ha mollato, il premier Matteo Renzi sta studiando come liberare Roma e le opposizioni non aspettano altro. Tutto casuale anche stavolta? “La Confcommercio di Roma ha presentato un rapporto tanto vero quanto impietoso sulla Capitale”, afferma Alfio Marchini, “due anni nei quali non sono state colte le grandi opportunità di un contesto economico e finanziario internazionale incredibilmente favorevole. Ben sette imprese su dieci bocciano l’amministrazione in vista del Giubileo, mentre più della metà vuole andare a nuove elezioni”. “Per non farci mancare nulla”, aggiunge Marchini, “il prestigioso New York Times dedica la prima pagina con tanto di foto sul degrado di Roma e alla manifesta incapacità dell’ex senatore Pd Ignazio Marino già sindaco di Roma. I fumi tossici fuori dai campi rom, tanto per dire, continuano ad intossicare i romani e, come nel caso della Barbuta, mettono in serio rischio anche lo spazio aereo di Ciampino”. Ecco caro sindaco, per queste cose non occorre la traduzione, e non basta nemmeno l’ironia…
04/10/2024
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