Destre sul carro della Sanità. Solito poltronificio in Lombardia

In vista una nuova infornata di nomine regionali in Lombardia. Col metodo di sempre: vince l’appartenenza politica.

Destre sul carro della Sanità. Solito poltronificio in Lombardia

Il prossimo giro di giostra che sta per partire in Regione Lombardia riguarda la nomina dei direttori generali della sanità. Ed è scontato che nessuno dei partiti della maggioranza di centrodestra vorrà rimanere a terra. Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia spingeranno perché a salirci siano i propri protetti, anche se è ovvio che il pallino non sarà più nelle mani del Carroccio, come cinque anni fa, quando la maggior parte dei manager della sanità li indicò il partito del governatore Fontana e i rimanenti furono lasciati a Forza Italia.

In vista una nuova infornata di nomine regionali in Lombardia. Col metodo di sempre: vince l’appartenenza politica

Questa volta sulla giostra saliranno molti direttori sponsorizzati da Fratelli d’Italia, partito di maggioranza relativa. Perché a contare non è tanto il merito, quanto l’appartenenza politica. Ed è questo lo spirito di una mozione che oggi il Movimento 5 Stelle presenterà in consiglio regionale. Dice il capogruppo pentastellato Nicola Di Marco: “Bisogna evitare il solito poltronificio con spartizione non dettata da merito ma da fedeltà politica”. Gli attuali criteri regionali di nomina dei vertici delle Agenzie di tutela della salute (ATS) e delle Aziende socio sanitarie territoriali (ASST), in particolare dei Direttori prevedono un Comitato ristretto composto dal Presidente della Giunta e dagli Assessori al Welfare (Guido Bertolaso) e al Bilancio e Finanza (Marco Alparone, FdI).

Nel Comitato non sono state inserite figure indipendenti. Questo, è il ragionamento che muove i 5 Stelle, lascia le mani libere per procedere a nomine essenzialmente politiche. La mozione sottoscritta dai tre consiglieri regionali pentastellati (Di Marco, Pizzighini e Pollini) chiede invece di prevedere la valutazione di obiettivi specifici, in modo che un Direttore uscente che si ricandida sia valutato anche su obiettivi chiari e quantitativamente rilevabili.

“Perché è evidente che quello che interessa ai cittadini nella gestione di ATS e ASST sono questioni concrete come la riduzione delle liste d’attesa, l’offerta di assistenza anche domiciliare, l’efficienza del presidio sanitario sul territorio”. “In particolare”, si legge nella mozione, “non risulta allegata alla suddetta delibera (la 512 del 26 giugno, ndr) un bilancio o comunque un quadro prospettico relativo al raggiungimento degli obiettivi precedenti che illustri nel dettaglio il raggiungimento globale del valore raggiunto, anche in termini di salute della popolazione assistita”.

Insorgono i consiglieri pentastellati: “Servono criteri di scelta su obiettivi meritocratici e valutabili”

Così come “risulta parimenti assente o comunque è difficilmente recuperabile un quadro epidemiologico del territorio competente che evidenzi i problemi sanitari più critici che eventualmente possano fungere anche da base per una valutazione più consapevole dei direttori generali”.

La mozione impegna presidente e giunta regionale “ad adottare per le future nomine dei Direttori di Ats, Asst e Agenzie criteri obiettivi e meritocratici che siano svincolati da valutazioni di tipo politico, ma che siano invece improntati alla valutazione del merito, delle competenze, dei titoli; a riferire preventivamente nella Commissione competente di tali criteri di valutazione ed informando la Commissione consiliare dell’esito finale delle risultanze delle valutazioni inerenti le suddette nomine”.

I candidati selezionati per i 60 posti di manager della sanità lombarda disponibili sono stati 124. Il termine per la presentazione delle candidature era stato riaperto con una nuova scadenza (30 aprile 2023) consentendo la partecipazione anche a coloro che hanno ricoperto il ruolo di commissari e sub-commissari nella sanità (solitamente nominati direttamente dalla politica). Una norma che di fatto ha ampliato la platea di aspiranti direttori generali pronti a salire sulla giostra per a ricoprire ruoli nelle aziende sanitarie in quelle regioni (oltre alla Lombardia il Lazio) che hanno una nuova maggioranza che le guida.