Difesa allo sbaraglio sull’uranio. Zero sconti della Commissione nell’inchiesta parlamentare sulle vittime militari. Il generale Covato sulla graticola

Il generale Covato messo sulla graticola nell'inchiesta sull' uranio. L’alto ufficiale alle strette sulla "rassicurante" intervista al Tg2. Atti in Procura

“Di solito allo sbaraglio mandano la truppa, stavolta ci hanno mandato un generale”. Paolo Cova del Pd  assesta il colpo dopo quasi mezz’ora di faccia a faccia tra il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti dell’uranio Impoverito, Gian Piero Scanu, e Carmelo Covato, il generale in questione, a capo della direzione centrale del Servizio di vigilanza, prevenzione e protezione che siede sul banco dei testimoni.  Messo sulla graticola per oltre un’ora dopo l’intervista rilasciata l’8 novembre scorso al Tg2 delle 20.30.

Intervista boomerang – In particolare, per due risposte ad altrettante domande del giornalista Rai. La prima: “Gli uomini che operavano sul terreno lì nell’ex Jugoslavia sapevano del pericolo dei bombardamenti dell’uranio impoverito?”. Al microfono Covato è categorico: “Assolutamente sì, perché durante la fase di pianificazione vengono presi in considerazione tutti gli aspetti di situazioni che possono essere presenti in un determinato teatro operativo e anche una possibile minaccia di tipo nucleare, biologico e chimico viene sempre presa in considerazione”. E in Commissione, il generale chiarisce di essersi attenuto, nel rispondere al giornalista, alla “linea della Difesa”, rifacendosi ai “verbali della Indagine conoscitiva della Commissione difesa della XIII Legislatura”, in particolare alle dichiarazioni “del capo di Stato maggiore dell’epoca, generale (Mario) Arpino”. Ma Scanu obietta leggendo in aula le affermazioni – del tutto contraddittorie rispetto a quelle di Covato al Tg2  – riportate in una relazione presentata dal colonnello Pietro Lo Giudice del Comando Operativo di Vertice Interforze (Coi) alla Commissione il 9 marzo 2017: “Il Coi non dispone di comunicazioni o informazioni di uso di particolare munizionamento da parte dei Paesi e/o coalizioni che potrebbero aver utilizzato nei teatri oggetto di schieramento di truppe italiane”. E quando chiede a Covato se, oltre a rifarsi alle datate dichiarazioni di Arpino, abbia mai parlato con i militari che a quelle missioni hanno preso parte il generale alza le mani: “Nossignore”.

Scontro sui dati – Poi c’è la seconda domanda del Tg2: “Eppure ci sono 340 morti quasi 4.000 malati” per l’uranio impoverito. Al microfono Covato non tentenna: “Questi dati, questi numeri se confrontati con una popolazione non militare si può assolutamente notare” che “sono notevolmente inferiori” a “quelli riferiti ai militari”. Il generale spiega alla Commissione di essersi  attenuto “a quanto  dichiarato più volte dall’ispettore generale della Sanità (militare, ndr), generale (Enrico) Tomao”, e ai dati dell’Osservatorio  epidemiologico militare. Osservatorio che però, incalza Scanu, “registra solo le malattie insorte nel periodo in cui le persone svolgono il servizio” senza prendere in esame “tutto il periodo dall’inizio dell’attività lavorativa fino al decesso della persona”. In maniera “tragicamente risibile”, accusa il presidente, “il cosiddetto Osservatorio epidemiologico militare si occupa delle persone soltanto quando sono sane”. Quindi, “oltre che una bufala, è una provocazione”. Covato ribadisce: “Io mi attengo ai fatti”. Cioè alle dichiarazioni di Tomao. Il quale, ricorda però Scanu, “obtorto collo ha dovuto riconoscere che le nostre non erano invenzioni, erano osservazioni giuste”. E “lei riconosce la stessa cosa?”, chiede a Covato. Che insiste: “La risposta gliel’ho data”. Il presidente prende atto: “Quindi per lei ‘a prescindere’, direbbe Totò”. Il generale resiste. Ma alla fine la Commissione decide di trasmettere gli atti in Procura “per approfondimenti”.

Dai militari un’ostinata negazione. Parla il presidente Scanu: testimonianza imbarazzante

GIAN PIERO SCANU
GIAN PIERO SCANU

“Una testimonianza imbarazzante, sorprendente ed eloquente sotto tutti i punti di vista. Sulla quale manifesto la speranza che il giudizio se lo facciano gli spettatori (il video è disponibile sul sito della Camera dei deputati, ndr)”. Il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti dell’uranio impoverito, Gian Piero Scanu (nella foto),  non nasconde tutto il suo stupore dopo la testimonianza resa ieri dal generale Carmelo Covato (leggi pezzo in alto).

Cos’è che l’ha sorpresa tanto?
“Nessuno di noi in Commissione si aspettava di dover valutare, quasi con ilarità, affermazioni assolutamente lontane rispetto non solo a ciò che il generale aveva detto in televisione ma anche a quello che è l’ordinario ruolo di un alto ufficiale. Nell’intervista al Tg2 ha parlato della condizione dei nostri militari nei teatri internazionali e oggi (ieri) ha detto di non avere nessun tipo di competenze al riguardo”.

E come vi sieti regolati rispetto a queste dichiarazioni?
“Abbiamo deciso di trasmettere gli atti alla Procura ritenendo la testimonianza resa dal generale Covato meritevole di approfondimenti”.

Al di là della deposizione del generale Covato, come giudica complessivamente l’atteggiamento tenuto dalla Difesa rispetto al lavoro della Commissione?
“Informato ad un ostinato negazionismo”.

E come se lo spiega?
“Non me lo spiego”.

Le vittime devono affrontare l’ulteriore calvario dei processi per ottenere i risarcimenti…
“L’obiettivo di una delle nostre proposte di legge è che l’esercizio di questo diritto non venga pervicacemente ostacolato”.

Concludendo: i militari erano informati dei rischi che correvano? E i vertici della Difesa hanno preso le dovute precauzioni per salvaguardarne la salute?
“Per quelle che sono le risultanze finora emerse in Commissione la risposta è no ad entrambe le domande”.