Discarica di Bussi: bocciato il ricorso di Montedison

di Antonello Di Lella

Montedison bocciata e costretta a provvedere alla bonifica della discarica di Bussi sul Tirino in provincia di Pescara. Era il settembre dello scorso anno quando il ministero dell’Ambiente aveva diffidato e ordinato alla Montedison di provvedere alla rimozione, in trenta giorni, dei rifiuti tossici seppelliti nella discarica abruzzese. Il grande gruppo industriale aveva fatto ricorso al tribunale amministrativo abruzzese e ora che il ricorso è stato respinto dovrà bonificare il sito. Il Tar stabilisce che la Montedison resta ancora proprietaria dei rifiuti riversati nella mega discarica dei veleni nonostante abbia ceduto alla Solvay l’impianto produttivo, dopo la realizzazione delle discariche. Una sentenza che apre nuovi scenari anche nel processo in corso a Chieti, in corte d’assise e con 19 imputati della Montedison. “Nei siti in esame sono state rinvenute sostanze altamente inquinanti che costituiscono scarti e prodotti industriali tipici dell’attività ivi esercitata da Edison spa”, recita la sentenza dei giudici amministrativi, “i responsabili non possono che essere individuati in coloro che hanno gestito tali impianti nel periodo antecedente a quello in cui gli inquinamenti hanno iniziato a essere rivelati. Dai dati analizzati ed esposti nella relazione Ispra appare evidente come si verta su un’attività di inquinamento protratta e risalente nel tempo”. E come già detto anche su questo giornale nei mesi scorsi, la megadiscarica avrebbe avvelenato le acque della Val Pescara finendo nei rubinetti di almeno 700 mila persone per decenni. Da alcune stime per la bonifica serviranno centinaia di milioni di euro, per alcuni forse un miliardo. Una sentenza quella del Tar accolta con estrema soddisfazione anche dal Forum dell’Acqua in Abruzzo. Vicende quelle di Bussi raccontate anche nella giornata del 1 maggio a Taranto, la città dell’Ilva dove il rapporto produttività-ambiente fa discutere ogni giorno, da Augusto De Sanctis del Forum Acqua Abruzzo, che ora afferma: “Si tratta di un primo passo verso la bonifica del luogo e che ristabilisce il principio che inquina, paga. La bonifica sarà lunga e complessa, ma almeno porterà lavoro in quelle zona”. Ricorsi al Consiglio di Stato permettendo.