Dissesto idrogeologico in Italia: nel 2024 aumenta del 15% la superficie a rischio frane

Dissesto idrogeologico in Italia: nel 2024 aumenta del 15% la superficie a rischio frane e alluvioni. Lo rivela il rapporto ISPRA

Dissesto idrogeologico in Italia: nel 2024 aumenta del 15% la superficie a rischio frane

Secondo l’ultimo rapporto ISPRA, oltre il 23% del territorio italiano è oggi classificato a pericolosità idrogeologica. Cresce anche il numero di comuni esposti a frane, alluvioni ed erosione costiera.

Il dissesto idrogeologico in Italia continua a crescere. È quanto emerge dall’edizione 2024 del rapporto ISPRA – il quarto a cadenza triennale – presentato oggi a Roma presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio. Secondo i dati diffusi dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, la superficie nazionale classificata a pericolosità da frana dai PAI (Piani di Assetto Idrogeologico) è aumentata del 15% rispetto al 2021, passando da 55.400 a 69.500 chilometri quadrati, pari a oltre il 23% del territorio italiano.

Crescono i territori a rischio, anche nelle aree meno esposte

L’incremento più rilevante riguarda alcune regioni e province: Bolzano (+61,2%), Toscana (+52,8%), Sardegna (+29,4%) e Sicilia (+20,2%), soprattutto per effetto di aggiornamenti cartografici più dettagliati effettuati dalle Autorità di bacino e dalle amministrazioni locali. Le aree a maggiore pericolosità (P3 e P4) sono passate dall’8,7% al 9,5% dell’intero territorio nazionale.

Il dato più allarmante riguarda però la diffusione del rischio: il 94,5% dei comuni italiani è oggi esposto a frane, alluvioni, erosione costiera o valanghe, un dato che fotografa un territorio sempre più fragile di fronte agli eventi naturali estremi.

L’impatto dei cambiamenti climatici: piogge più intense e frane più frequenti

A contribuire all’aggravarsi della situazione è il cambiamento climatico. Il triennio 2022-2024 è stato segnato da eventi meteo di intensità eccezionale, che hanno favorito l’aumento di frane superficiali, colate rapide di fango, alluvioni improvvise (flash flood) anche in territori storicamente meno vulnerabili.

Non a caso, l’Italia si conferma tra i Paesi europei più esposti al rischio frane, con oltre 636.000 frane censite. Di queste, il 28% presenta dinamiche molto rapide e potenziale distruttivo elevato, spesso con conseguenze tragiche, incluse perdite di vite umane.

Nel 2024, la popolazione esposta a rischio frane è stimata in 5,7 milioni di persone, di cui 1,28 milioni risiedono in aree ad alta pericolosità (P3 e P4), pari al 2,2% della popolazione italiana. Sono inoltre 742.000 gli edifici esposti, quasi 75.000 le imprese coinvolte e 14.000 i beni culturali a rischio.

Rischio alluvioni ed erosione costiera: focus sul futuro

Il rapporto ISPRA 2024 fa il punto anche sull’attività in corso per aggiornare le mappe di pericolosità e rischio alluvioni, nell’ambito del terzo ciclo della direttiva alluvioni 2022-2027. L’aggiornamento completo è previsto entro il 2026.

Per quanto riguarda la costa italiana, nel periodo 2006-2020 si sono registrati cambiamenti significativi in 1.899 km di spiagge, con 934 km in erosione e 965 km in avanzamento. Questo apparente cambio di tendenza, secondo ISPRA, è attribuibile agli interventi di ripascimento e protezione costiera condotti negli ultimi anni, sebbene il fenomeno non sia omogeneo su tutto il territorio nazionale.

Anche le valanghe sotto osservazione

Infine, anche il rischio valanghe è stato mappato: la superficie potenzialmente soggetta a fenomeni valanghivi in Italia ammonta a 9.283 km², pari al 13,8% delle aree montane sopra gli 800 metri.