Donne vittime di violenza a Roma. Così la Giunta Raggi le sta tutelando. Parla l’assessore alla Persona della Capitale, Mammì: “Basta speculare sulla vicenda Lucha y Siesta”

“La priorità resta la tutela delle donne”. Le vittime di violenza ospitate in un immobile dell’Atac finito all’asta e per le quali, tra mille polemiche, l’assessore alla Persona, scuola e comunità solidale di Roma Capitale, Veronica Mammì, ha trovato una soluzione alternativa.

Sulla vicenda Lucha y Siesta, che ha sede in un immobile di proprietà di Atac finito all’asta dopo il concordato della municipalizzata, le opposizioni hanno sollevato roventi polemiche. Temono per il destino delle donne vittime di violenza ospitate nella struttura. Preoccupazioni fondate?
“Le polemiche che abbiamo letto non hanno nessun fondamento nella realtà. La priorità del Comune è e resta la tutela delle donne e dei bambini che vivevano nell’immobile occupato. Sono tutte situazioni di fragilità alle quali abbiamo dato delle risposte personalizzate in base singole necessità e alle storie di ciascuna. Le donne pronte per l’autonomia sono andate a vivere in appartamenti in cohousing, un servizio innovativo del Comune, mentre per le donne che hanno ancora necessità di maggiore protezione è stato trovato posto in case rifugio, con supporto H24 e indirizzo segreto. Nell’ottica fondamentale della continuità, saranno seguite anche dalle operatrici di Lucha y Siesta, oltre che dalla nostra rete di servizi sociali. Solo noi come Comune abbiamo realmente preso in carico la situazione, per tutelare donne e bambini. Dagli altri abbiamo finora sentito solo annunci”.

La Regione intende acquistare l’immobile. Perché non la considera una soluzione valida?
“Non è valida perché, com’è evidente, incerta. La vendita dell’immobile passerà da un’asta, ad aprile, alla quale la Regione ha dichiarato di partecipare. Questo significa che non c’è certezza che la Regione diventi proprietaria dell’immobile, che comunque nel caso dovrebbe cambiare destinazione d’uso perché ad oggi non è abitabile, essere poi ristrutturato e messo a norma. Come si può pensare di lasciare che delle donne e dei bambini continuino a vivere in un’immobile che ha questo presente e questo futuro incerto? Sarebbe da irresponsabili. Dobbiamo dare certezze per il futuro, protezione e continuità al loro percorso”.

In circa dieci anni nessuna amministrazione ha risolto il problema. Il fatto che si riproponga oggi con tanto clamore cosa le fa pensare?
“Che ci sia una strumentalizzazione politica che non tiene conto della legalità, della verità dei fatti e soprattutto della sicurezza delle donne e dei bambini che sono finiti, non volendo, al centro del dibattito”.

Come state assicurando la tutela delle donne e dei minori di Lucha y Siesta?
“Abbiamo subito avviato un dialogo con loro e censito, in collaborazione con le operatrici di Lucha y Siesta, i nuclei che abitavano nell’immobile, così da poter cercare e riservare delle soluzioni personalizzate in base alle esigenze di ogni donna. Abbiamo richiesto e ottenuto dal Tribunale ben due proroghe al distacco delle utenze, per avere il tempo necessario a trovare le soluzioni per ciascuna donna e i loro bambini. E ci siamo riuscite. Oggi c’è posto per tutte”.

Dopo 22 anni, la Giunta ha preparato una delibera per liquidare l’Agenzia per le tossicodipendenze. Perché e cosa succederà con la chiusura?
“La delibera risponde alla volontà espressa con una mozione dall’Assemblea Capitolina. La liquidazione non determinerà nessuno stop alle attività, anzi siamo decisi ad incrementarle. Internalizzeremo il servizio e tuteleremo i lavoratori attualmente impiegati nell’Agenzia. Rimarranno le attività a Città della Pieve, mentre i fondi residui saranno destinati a progetti da gestire a livello capitolino in raccordo con i Municipi e le associazioni del territorio”.