Questa storia del vaccino AstraZeneca (leggi l’articolo) deve far seriamente riflettere su i primi passi che il governo Draghi, “il governo arcobaleno”, ha compiuto e anche che si appresta a compiere. Una comunicazione istituzionale semplicemente disastrosa ha provocato un danno incalcolabile. Non è possibile far dire all’Agenzia italiana del farmaco che non ci sono problemi e poi, il giorno dopo, bloccare le somministrazioni in tutta Italia (qui la nota) perché la gente percepisce che c‘è qualcosa che non va.
O si è sbagliata l’Aifa o si è sbagliato il governo. Risultato: la gente è confusa, i no vax rialzano la testa e il piano vaccini, con conseguente (possibile, perché non si è ancora certi) immunità di gregge che va a farsi benedire. Che sarebbe successo se un fatto come questo fosse successo con il governo giallorosso e Giuseppe Conte ancora premier? Inoltre, è apprezzabile che il nuovo responsabile del piano, il generale logistico dell’esercito Francesco Paolo Figliuolo abbia preso in mano la situazione prevedendo l’utilizzo di qualsiasi buco accessibile per vaccinare, come è apprezzabile l’idea di non buttare via i vaccini, ma i risultati per ora non si sono ancora visti.
Disastro non più rimediabile perché se un no vax il vaccino non lo avrebbe comunque mai fatto adesso anche chi si fidava di quanto affermato dalle istituzioni non si fida più. Premesso che l’Aifa, vigilato dal ministero della Sanità e da quello dell’Economia, ha parlato troppo presto e senza riflettere sulle inevitabili conseguenze, Nicola Magrini, che è il direttore generale, dovrebbe eseguire una rigorosa indagine interna o quantomeno controllare meglio la sua comunicazione. In un Paese antiscientifico, irrazionalista e superficiale come l’Italia il danno è irrecuperabile e ci costerà mesi e mesi di ritardo dall’uscita emergenziale.
L’Aifa aveva due strade da seguire: o diceva che gli eventi fatali erano semplice frutto statistico del gran numero di dosi somministrate o diceva subito che era meglio bloccare tutto ed invece ha scelto la strada sbagliata e cioè dire di “stare sereni” il giorno prima e poi smentire tutto il giorno dopo, costretta dal governo. E il ministro della Sanità Roberto Speranza non si è ancora sentito sull’argomento anche perché nessun giornalista dei giornaloni ha avuto l’ardire di dire che il re è nudo e che l’Aifa e/o il governo hanno preso una solenne cantonata. Ma torniamo a come i media trattavano Conte e come invece stanno trattando Draghi.
Se il governo giallo – rosso avesse fatto gaffe di questo tipo il giorno dopo sarebbe stato semplicemente annichilito, distrutto e disintegrato da una serie infinita di contumelie e di attacchi concentrici. Lo abbiamo visto più volte all’opera questo meccanismo perverso. Invece a Super Mario Draghi si perdona tutto perché lui parla ex cathedra, come Aristotele per intenderci. A lui tutto è concesso perché è stato il capo della Bce e per volere e simmetrie divine, tale merito risulta essere automaticamente trasportabile in qualsiasi campo dell’attività umana, dalla pastorizia, alla politica.
La vera frittata però – ribadiamolo – non l’ha fatta l’Aifa, ma Draghi quando ha smentito l’Aifa che poi si è dovuta immediatamente rimodulare. Almeno il premier poteva coordinarsi con l’agenzia pubblica che ovviamente, come ogni ente scientifico, ha semplicemente detto che quelle vittime purtroppo erano previste dalla statistica anche se occorreva prendere nel frattempo tutte le precauzioni possibili come è giusto che sia. Oltretutto è emerso come si è arrivati alla sospensione.
Speranza, sempre lui, ha sentito domenica il suo omologo democratico tedesco Jens Spahn e una volta percepita l’aria che tirava ha avvertito Draghi che da super europeista ha detto: “Se lo blocca la Germania lo blocchiamo anche noi”, sconfessando così l’Aifa che solo poche ore prima aveva escluso nessi causali tra la somministrazione dei vaccini AstraZeneca e gli esistiti fatali. Quindi l’Italia è tornata suddito fedele dei tedeschi. Non è un gran risultato per noi. Giuseppe Conte, sia detto umilmente e sussurrandolo alle stelle, aveva avuto 209 miliardi di euro dalla Unione europea, cosa mai accaduta in passato. Di questo fatto non si parla mai tanto perché c’è il rischio che il premier, come dire, si offenda e pensi magari che non riuscirà mai a portare a casa risultati simili.
Non vorremo che Draghi ci riportasse invece ad uno stato di perenne subalternità rispetto a Berlino e che l’ingorda Angela Merkel ricominciasse a fare dei pensierini lussuriosi sui risparmi privati degli italiani di cui, come noto, è sempre stata assai ghiotta. Una ultima nota su Matteo Salvini, che quando era all’opposizione tuonava fuoco e fiamme e faville assortite: ora, oltre che dei migranti, pare molto amico della cancelliera tedesca che non è affatto amica degli interessi italiani. È vero che lui è il re delle giravolte ma questa volta sembra aver passato il segno.