Quella tra lunedì e martedì è stata una nottata ad alta tensione in Danimarca e Norvegia, dove sono stati segnalati diversi sconfinamenti di droni, allo stato attuale non identificati e sui quali i due Paesi stanno indagando insieme per individuarne i responsabili. Episodi che hanno paralizzato il traffico aereo a Copenaghen, capitale danese, e a Oslo, capitale norvegese.
Quel che è certo è che, con la guerra in Ucraina che prosegue da oltre tre anni e dopo gli sconfinamenti dei giorni scorsi da parte di alcuni Mig-31 russi nei cieli della Scandinavia, il principale indiziato resta la Russia di Vladimir Putin che, pur chiamata in causa da molti, ha già smentito il proprio coinvolgimento.
Il mistero
Un grande – e preoccupante – mistero che dimostra come la situazione sia sempre più vicina a sfuggire di mano: basta un minimo incidente per causare un allargamento incontrollato del conflitto. Tutte ragioni per le quali sarebbe lecito attendersi moderazione nelle dichiarazioni da parte dei diversi leader mondiali. Peccato che si stia verificando l’esatto opposto.
Dalla Nato, al termine del Consiglio Atlantico che si è tenuto in base all’articolo 4, come richiesto dall’Estonia in seguito agli sconfinamenti dei jet russi di venerdì scorso, fanno sapere che “la Russia è pienamente responsabile di queste azioni, che costituiscono un’escalation, rischiano di portare a valutazioni errate e mettono in pericolo vite umane: queste provocazioni devono cessare immediatamente”. Del resto, sottolinea la Nato guidata da Mark Rutte, “la Russia non deve avere alcun dubbio: la Nato e gli Alleati impiegheranno, in conformità con il diritto internazionale, tutti gli strumenti militari e non militari necessari per difendersi e scoraggiare tutte le minacce provenienti da ogni direzione”.
Più sfumata la posizione di Bruxelles, con la portavoce della Commissione Ue, Anitta Hipper, che parlando dei droni sopra i cieli europei ritiene di vedere “uno schema chiaro che punta sulla Russia”, la quale starebbe “testando i nostri confini”, salvo poi ammettere che, per avere la certezza del coinvolgimento di Mosca, è necessario attendere l’esito delle indagini già in corso.
Botta e risposta
Chi, invece, non ha dubbi sulla paternità degli sconfinamenti è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il leader di Kiev si è detto certo che dietro i droni sulla Danimarca ci sia lo zampino di Putin e ha chiesto all’Ue di prenderne atto, precisando che “se non ci sarà una risposta decisa da parte degli alleati – sia Stati che istituzioni – alle provocazioni, la Russia continuerà a perpetrare tali violazioni”.
Accuse a cui ha replicato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha negato ogni coinvolgimento: “Ogni volta sentiamo accuse infondate, come in questo caso”.
Verso la guerra globale
In tempo di guerra è noto che le dichiarazioni delle parti in causa devono essere prese con le pinze. Lo si è già visto con il sabotaggio del gasdotto russo Nord Stream, quando per mesi si è puntato il dito contro la Russia, salvo poi scoprire che i responsabili erano di nazionalità ucraina. Certo, tutto lascia pensare che Mosca stia effettivamente provocando i Paesi Ue, costringendoli a ridurre le forniture di armi a Kiev così da rafforzare il fianco est dell’Europa, ma allo stato attuale è ancora prematuro emettere un verdetto definitivo.
L’unica certezza, facendo riferimento ai soli sconfinamenti della settimana scorsa – la cui paternità russa è già stata accertata – è che Putin stia giocando con il fuoco, accettando il rischio di potenziali incidenti che potrebbero far precipitare la situazione. Incidenti che si fanno di ora in ora più probabili, perché Polonia e Regno Unito in queste ore stanno mostrando i muscoli con dichiarazioni che aumentano il rischio di un conflitto diretto. Il premier polacco, Donald Tusk, ha dichiarato che Varsavia “è pronta a reagire con fermezza a qualsiasi violazione dello spazio aereo”, aggiungendo che le proprie forze armate sono “pronte ad abbattere oggetti volanti quando violano il nostro territorio”, anche con l’aiuto “dei nostri alleati”.
Una posizione energica che viene condivisa dal Regno Unito – che ha già inviato jet da guerra per pattugliare l’area – con la ministra degli Esteri, Yvette Cooper, che ha affermato: “Se dovremo affrontare l’incursione di aerei che operano nello spazio aereo della Nato senza permesso, lo faremo”.
Parole che, però, non sembrano preoccupare Putin, il quale si è limitato a ribadire che “la Russia è in grado di rispondere a qualsiasi minaccia militare”, sottolineando che Mosca andrà avanti con l’offensiva in Ucraina “finché non centreremo tutti i nostri obiettivi”.