Matteo Bassetti lo dice senza giri di parole: «È giusto che tutti si siano indignati e abbiano dato solidarietà alla premier Meloni per le minacce alla figlia. Ma come altri medici sono quattro anni che riceviamo insulti e minacce sui social. Nessuno li condanna?». Il direttore delle Malattie infettive del San Martino di Genova riassume così il cuore di una questione che la politica italiana si ostina a non voler vedere: l’indignazione selettiva come metodo di governo.
La vicenda è nota. Il docente Stefano Addeo pubblica un post con un indegno augurio di morte alla figlia della premier. La condanna politica è immediata: interviene il Quirinale, il ministro Valditara apre un’indagine, l’intero arco parlamentare si compatta in solidarietà. Poi esplode la gogna: minacce, insulti, lancio di oggetti contro casa, fino al tentativo di suicidio del docente.
Medici sotto assedio: il silenzio istituzionale
Il problema non è la condanna delle minacce in sé, che resta sacrosanta. Il problema è il divario sistematico nella reazione pubblica. Bassetti denuncia l’abisso tra il silenzio politico che avvolge chi, come lui e migliaia di medici, continua a subire minacce quotidiane e la tempestività assoluta quando le vittime sono figure politiche.
I dati FNOMCeO-Censis parlano chiaro: nei primi tre mesi del 2025 si sono registrate 6.483 aggressioni a operatori sanitari, con un aumento del 37% rispetto al 2024. Oltre duemila al mese. Il 72% delle vittime non denuncia, spesso per paura o rassegnazione. Nonostante questo, la politica ha scelto un profilo basso: qualche dichiarazione sporadica del ministro Schillaci e del sottosegretario Gemmato, ma senza mai la compattezza bipartisan vista nel caso Meloni. Intanto aumentano i medici che valutano la fuga all’estero, e cresce la percezione di insicurezza.
L’origine politica dell’odio
Bassetti non si limita a elencare le minacce: punta il dito sulle responsabilità politiche. Parla apertamente di una «campagna d’odio messa in piedi da alcune forze politiche», di una «Commissione parlamentare che ha messo nel mirino i vaccini». È la Commissione Covid istituita nel 2024. La gestione politica della pandemia è diventata così terreno per riscrivere la narrazione scientifica.
Il modello replicato: giornalisti e critici nel mirino
Il doppio standard non colpisce solo la sanità. Lo schema è identico per chi critica il potere. Roberto Saviano ha dovuto leggere, in chat interne del 2021, la promessa di Giorgia Meloni di tirargli «una palata di letame», mentre il ministro Crosetto scriveva che «Saviano va punito». Sigfrido Ranucci, minacciato di morte dopo un’inchiesta su Gaza, ha raccolto solo alcune timide espressioni di solidarietà. Paolo Berizzi vive sotto scorta dal 2019 per le sue inchieste sul neofascismo, ma dalle stanze del governo nessuna reazione forte. Qui l’indignazione scompare, o peggio: viene sostituita dalla delegittimazione.
La degenerazione è già in atto
Il rischio, come denuncia Bassetti, è che la politica coltivi scientemente il divario tra il “Paese reale” e i palazzi. L’indignazione selettiva mina la fiducia dei cittadini, normalizza le minacce verso chi è sgradito al potere e trasforma il dissenso in bersaglio. E quando la condanna pubblica diventa un calcolo di convenienza, il degrado democratico non è più un’eventualità, è un processo già avviato.