E adesso pure Salvini rialza la voce con Draghi

Il premier Mario Draghi, oltre ai malumori con il M5S, deve fronteggiare anche i risentimenti della Lega di Matteo Salvini.

Non c’è solo il fronte del malumore verso il Governo aperto dal M5S. Mario Draghi deve fronteggiare anche i risentimenti della Lega di Matteo Salvini. In calo di consensi, speronato dall’alleata-nemica Giorgia Meloni, il Capitano subisce la tentazione di uscire dal Governo.

Speronato dalla Meloni, Salvini subisce la tentazione di uscire dal Governo Draghi

Una scelta che alcuni big del partito, come i governatori Zaia e Fedriga oltre al ministro Giancarlo Giorgetti, non condividono ma il leader almeno fino a oggi rimane Salvini e a lui si rimettono.

“Non sono io a decidere se restare” dice Giorgetti, al termine del vertice in via Bellerio in cui Salvini ha riunito tutto lo stato maggiore del partito. Ebbene i toni usciti sono da battaglia. Punto primo: la leadership di Salvini non è in discussione, dice Giorgetti. Punto due: la minaccia della guerriglia quotidiana non è rientrata.

“La Lega ha ribadito che se si mettono in campo e in Parlamento temi divisivi, così come era stato con il ddl Zan, questo va a minare la tenuta del Governo”, dice il capogruppo al Senato, Massimiliano Romeo. Terzo: il Governo e la maggioranza che lo sostiene, devono “concentrarsi su aumento di stipendi e pensioni, blocco degli sbarchi e taglio di tasse e burocrazia”, e non “su droga libera o cittadinanza facile”.

In mattinata Salvini aveva riunito i suoi al Pirellone per fare quadrato su Attilio Fontana nel bis alla candidatura alla guida della Regione. Fontana che, dopo l’investitura della Lega, dichiara di attendere la conferma degli alleati. Anche Silvio Berlusconi riunisce i suoi ma al contrario di Salvini si dice preoccupato dalle fibrillazioni sul Governo e chiede stabilità.

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