È guerra sui telefoni di Stato. Telecom e Fastweb se le danno di santa ragione. E alla fine il Tesoro annulla il maxibando

di Stefano Sansonetti

Se non è un pasticcio poco ci manca. Il fatto è che a un anno e mezzo dall’aggiudicazione quel maxiappalto pubblico è carta straccia. Tutto da rifare, con buona pace dei soldi pubblici spesi per organizzare la procedura e per cercare di sopravvivere alla solita selva oscura dei contenziosi giudiziari. Il tutto condito da due big delle telecomunicazioni, Fastweb e Telecom, che se in altri contesti fanno tranquillamente accordi (vedi lo sviluppo della banda larga), in questo caso se le sono date di santa ragione. La Consip, ovvero la centrale acquisti del Tesoro, aveva messo sul piatto un maxiappalto da 110 milioni di euro diviso in 2 lotti: il primo, del valore massimo di 45 milioni, per la fornitura alla Pubblica amministrazione di nuove centrali telefoniche (quindi centralini e apparecchi); il secondo, valutato 65 milioni, per la manutenzione degli apparati già esistenti. Quest’ultimo lotto, il numero 2, era stato assegnato a Fastweb e Vitrociset nel lontano 14 ottobre 2013. Qualche giorno fa, invece, arriva il colpo di scena, non senza qualche apparente contraddizione.

LA MOSSA
La Consip, controllata dal quel ministero di via XX settembre oggi guidato da Pier Carlo Padoan, il 13 maggio 2015 firma un atto con il quale revoca il lotto 1 della gara. Ma che c’entra il lotto 1 se l’unico finora aggiudicato in via definitiva era il 2? E qui si entra nel ginepraio dei vari Tar e Consiglio di Stato. Si dà infatti il caso che nel novembre 2013, contro l’aggiudicazione del secondo lotto a Fastweb-Vitrociset, avesse fatto ricorso l’accoppiata esclusa, ovvero Telecom Italia-Net Services società consortile. Ne è partito un contenzioso che è terminato soltanto nel gennaio del 2015 davanti al Consiglio di Stato. Il quale, stroncando appelli principali e incidentali proposti dalle parti (Consip compresa), e confermando l’impianto di una precedente sentenza impugnata, ha di fatto annullato la gara relativa al lotto 2. Con tutte le conseguenze per le convenzioni che alcune amministrazioni avevano già attivato con il duo Fastweb-Vitrociset. Azzerato il lotto 2, ecco che si arriva al lotto 1. Nell’avviso di revoca predisposto lo scorso 13 maggio la Consip spiega che il contenzioso sviluppatosi intorno al lotto 2 ha prodotto “ripercussioni sull’affidamento del lotto 1, stanti le censure mosse dal ricorrente e dal controinteressato, entrambi in posizione utile anche sul lotto 1, sulle dichiarazioni comuni a entrambi i lotti”. Il burocratese è di quelli meritevoli di finire nelle antologie per soli boiardi di Stato. La conclusione, però, è piuttosto chiara: Fastweb da una parte e Telecom dall’altra erano in lizza anche per papparsi il primo lotto. Ma perché, tecnicamente, questo è stato revocato? Perché essendo trascorso più di un anno, dice la Consip, le offerte messe sul piatto dai contendenti non possono più essere considerate al passo coi tempi. Leggere per credere.

LA DECISIONE
La società del Tesoro, nell’avviso di revoca del 13 maggio scorso, scrive che “decorso un così lungo tempo, e considerata la rapida evoluzione delle tecnologie attualmente presenti sul mercato, i requisiti espressi nel capitolato tecnico del lotto 1 della gara non sono più adeguati alle esigenze delle amministrazioni che intendono avvalersi di tali tecnologie”. Considerazione che, per la Consip, è supportata anche dal fatto che il bando, biennale e prorogabile di ulteriori 6 mesi, si sarebbe potuto allungare fino al 2017, “mentre le offerte presentate a febbraio 2013 per il lotto 1 risultano già alla data odierna tecnologicamente obsolete”. Qualcuno potrà anche storcere il naso, ma siamo di fronte al più classico “fine, abbiamo scherzato”. Un anno e mezzo se ne è andato inutilmente. E ora dovrà essere organizzata un’altra gara.

Twitter: @SSansonetti