Ecco chi c’è dietro il palazzo del Corriere della Sera

di Stefano Sansonetti

Un’impressionante riserva di munizioni per investire nel Belpaese. Alle quali si affiancano relazioni di massimo livello con i salotti della finanza italiana, indispensabili per oliare gli ingranaggi del business. Il fondo americano Blackstone, che per 120 milioni di euro è pronto ad acquistare l’immobile milanese di via Solferino, storica sede del Corriere della Sera, in realtà vanta in Italia una rete di affari tentacolare. Negli ultimi tempi, non c’è che dire, l’interesse si è concentrato sul settore degli outlet e dei grandi centri commerciali, dove lo shopping è stato piuttosto effervescente. Ma il nome del fondo americano è spuntato anche nel gruppo ristretto dei pretendenti a una quota di minoranza di Versace. Senza contare l’acquisizione di Gardaland, perfezionata qualche anno fa. E per finire una montagna di immobili. Tutti affari che Blackstone sviluppa con l’ausilio di un consulente d’eccezione, ovvero Giuseppe Recchi, presidente dell’Eni e uomo da sempre molto vicino alla famiglia Agnelli. Proprio Recchi, infatti, siede nell’European advisory board di Blackstone, oltre ad avere un ruolo di consigliere di amministrazione in Exor, una delle storiche holding della galassia degli Agnelli. In più l’uomo che materialmente segue le operazioni di Blackstone in Italia, soprattutto nell’immobiliare, è Paolo Bottelli, manager che viene da Prelios (la ex Pirelli Real Estate).

Le principali operazioni
Cominciamo subito dicendo che Blackstone nel mondo vanta investimenti e partecipazioni nell’immobiliare, nelle catene alberghiere di lusso (vedi l’esperienza Hilton), nel settore dei parchi divertimento, dei semiconduttori, delle agenzie di viaggio, della salute e chi più ne ha più ne metta. In Italia l’ultimo colpo degli americani in ordine di tempo, almeno in base all’approvazione arrivata dal cda di Rcs, è l’acquisto dello storico immobile del Corriere per 120 milioni di euro. Ma pochissimo tempo fa il fondo ha rilevato per 130 milioni di euro anche il Franciacorta Outlet Village, un megaspazio commerciale in provincia di Brescia con 160 negozi e una superficie complessiva di 32 mila metri quadri. Nel 2006, attraverso la controllata Merlin, Blackstone aveva messo piede in Italia in un altro dei settori che compongono il suo business mondiale. Parliamo dell’acquisizione del parco divertimenti di Gardaland. Le antenne degli americani in Italia, peraltro, sono tutt’ora molte attente nel captare segnali di interesse. Soprattutto dopo il viaggio compiuto qualche settimana fa a New York dal premier, Enrico Letta, per cercare di promuovere il “sistema Italia”. Ebbene, tra gli interlocutori privilegiati del presidente del consiglio, in quell’occasione, c’erano anche i vertici del fondo. Il quale, sempre di recente, è spuntato all’interno della “short list” di investitori interessati a rilevare una quota di minoranza di Versace. A dimostrazione degli interessi eterogenei nutriti da Blackstone nei confronti del Belpaese. Sarebbe invece utopistico fornire un quadro anche vago degli affari immobiliari che il fondo segue in Italia. Parliamo di miliardi e miliardi di euro di asset intermediati e affidati alle cure di Bottelli. Il quale, c’è da scommetterci, non mancherà di spingere il business di fronte alle imminenti dismissioni immobiliari lanciate del governo Letta.

I protagonisti
Tra gli agganci che Blackstone vanta con i salotti della finanza nostrana, in ogni caso, c’è proprio Recchi. Erede della dinastia dei costruttori, rappresenta oggi una sorta di anello di congiunzione tra il fondo e la galassia degli Agnelli. Ma un po’ tutta la famiglia Recchi ha ottimi rapporti con gli Agnelli e con lo storico collaboratore Gianluigi Gabetti. Insomma, in un certo senso dietro Blackstone si intravede proprio la mano di quegli Agnelli che sono allo stesso tempo azionisti di maggioranza del Corriere della Sera e La Stampa, due testate che secondo numerosi rumors succedutisi in questi mesi sono destinate a fondersi. Il tutto proprio con il beneplacito del gruppo di Torino. E chissà che, nonostante le smentite di rito da parte dei diretti interessati, l’acquisto di via Solferino da parte del fondo americano Blackstone non sia un tassello di questo mosaico.