Ecco il giallo dell’estate

Dalla Redazione

Suicidio, incidente o omicidio. Gli investigatori lasciano aperta ogni ipotesi sulla morte di Don Giacomo Vigo, il sacerdote genovese ripescato cadavere nella Darsena Vecchia di Livorno stamattina. L’uomo non aveva addosso nessun documento, solo un codice iban, grazie al quale è stato possibile identificarlo. Don Giacomo svolgeva il proprio servizio nell’Oratoriio San Filippo Neri di Genova dal quale si era allontanato il 3 agosto, ufficialmente per far visita la madre (cosa mai avvenuta).

Vigo aveva seri problemi di depressione e, da qualche giorno, aveva sospeso l’assunzione degli psicofarmaci. Proprio per questo l’ipotesi più accreditata, in questo momento, è che Don Giacomo, nonostante la fervente fede cattolica, abbia voluto togliersi la vita. Tra l’altro il medico legale, Luigi Papi, dopo aver effettuato l’autopsia non ha riscontrato nessun segno di violenza sul corpo del prete. Sembra da escludere, quindi, la pista della rapina finita male, vagliata in un primo momento. Nel portafoglio del sacerdote è stato, infatti, trovato del denaro.

Il corpo di è stato avvistato stamattina mentre galleggiava tra le barche ormeggiate nel porto. Sul caso indaga la polizia portuale che, in ogni caso, non esclude le ipotesi di un omicidio o di un incidente. Intanto si registrano le prime reazione da parte di confratelli e frequentatori dell’oratorio, secondo i quali Don Giacomo era “l’immagine della serenità”. Il religioso viene descritto come persona timida e riservata, molto disponibile all’ascolto: si occupava in particolare delle confessioni.