Siamo a un guado. Ecco perché va valutato l’obbligo vaccinale. Con i No vax ormai è scontro ideologico. E senza una scossa torna il lockdown

La curva dei contagi torna a salire e con questa in modo direttamente proporzionale la paura di ripiombare nei tanto temuti lockdown.

Siamo a un guado. Ecco perché va valutato l’obbligo vaccinale. Con i No vax ormai è scontro ideologico. E senza una scossa torna il lockdown

La curva dei contagi nel nostro Paese torna a salire e con questa in modo direttamente proporzionale la paura di ripiombare nei tanto temuti lockdown, con tutti gli effetti che abbiamo già sperimentato sull’economia e in modo altrettanto drammatico sulle relazioni sociali e l’umore generale. Così appare – come un coniglio estratto dal cilindro di un mago – il Super Green Pass invocato a gran voce dalle Regioni. Si tratta di uno strumento che verte essenzialmente sulla logica premiante in termini di libertà per i vaccinati e i guariti: modalità utilizzata tipicamente nei percorsi educativi con i bambini. Per capirci: “Sei stato bravo, allora mamma ti porta al circo!”.

IL DUBBIO. Ma siamo certi che – giunti a questo punto della pandemia – sia la soluzione giusta schivare ancora una volta la normata e necessaria introduzione dell’obbligo vaccinale? Di questo passo, infatti, la proroga dello stato d’emergenza non sarà più necessaria e si finirà – accorre in aiuto l’ossimoro – in uno stato d’emergenza strutturale. Io, che ho completato il ciclo vaccinale primario e mi avvio felicemente verso la dose booster, sto iniziando a maturare un’inaspettata comprensione con chi resiste al vaccino.

Cosa intendo dire? Che il vaccino sta diventando una questione ideologica e politica non solo perché, fisiologicamente, ci sarà sempre una parte minoritaria e rumorosa della popolazione che non si vaccinerà e rivendicherà legittimamente le proprie ragioni, ma perché non si ha la forza di assumere politicamente l’onere dell’obbligo vaccinale. Allora diventa normale pensare di rinchiudere in casa i non vaccinati come in Austria, o di “punirli” perché non hanno avuto una corretta condotta.

Recuperando l’immagine dei genitore il cui amore si traduce anche (soprattutto) nella capacità di definire dei limiti il cui figlio non deve valicare, è altrettanto vero che quello stesso genitore deve avere l’autorevolezza e l’autorità per introdurre delle prescrizioni che non siano soggette a contrattazione, o mediazione, con il figlio.

Sarò più chiara: non sto dicendo che sia ordinariamente lecita una visione paternalistica dello Stato in cui un cittadino libero sia asservito a dispotiche dunque variabili disposizioni, ma che quando c’è in ballo la vita o la morte – come i dati dimostrano – la gradualità delle misure non può essere perpetrata indefinitamente. Sinora ha funzionato l’approccio del “step by step” ma, ora che la quarta ondata rischia di farci ripiombare nell’incubo delle chiusure, occorre risolutezza.

Il Governo che si è conquistato sul campo la sua credibilità non deve rischiare di perderla, ma corroborarla con l’introduzione di una misura apparentemente impopolare ma che in realtà vogliamo tutti: pro vax, free vax, no vax. Quindi basta equiparare un tampone antigenico a un vaccino per il certificato verde, basta obbligare alcune categorie professionali alla vaccinazione eludendone altre egualmente esposte ai rischi. L’obbligo vaccinale per tutti è il regalo di Natale che vogliamo trovare sotto il nostro albero, affinché il Covid diventi un brutto ricordo e il monito per un futuro migliore.