di Gaetano Pedullà
La reazione più sorprendente è arrivata dalla Gelmini: “la nomina di Amato non piace ai dilettanti allo sbaraglio della politica”. Preso atto che l’ex ministro dell’Istruzione da oggi è inscritta tra i “professionisti della politica”, la nomina di Giuliano Amato più che non piacere lascia sgomenti. Ex presidente del Consiglio, ex delfino di Craxi (che poi tradì), per decenni ex occupante di ogni tipo di poltrona di potere, il dottor Sottile (copyright Eugenio Scalfari) la fece più grossa di tutte con il prelievo forzoso sui conti correnti degli italiani. Una rapina per salvare gli accordi capestro di Maastricht. Questo signore, candidato permanente a tutto, solo pochi mesi fa sembrava potesse diventare Presidente della Repubblica o Presidente del Consiglio. Evidentemente più furbo di Prodi e Marini si risparmiò l’impallinamento sulla strada del Quirinale, dove sentito il vento si fece da parte inchinandosi al Re designato, Giorgio Napolitano. Un gesto che il nostro Capo dello Stato si è affrettato a ricambiare, anche a costo di smentire clamorosamente se stesso. A pochi giorni dalla nomina di quattro senatori a vita simbolo di un Paese che sa guardare oltre il Palazzo, il Colle ha chiamato alla Consulta un pezzo d’arredamento di quello stesso Palazzo che da sempre comanda in Italia. E dire che di insigni giuristi e costituzionalisti in questi giorni ne stiamo vedendo tanti. Geni del diritto che ti spiegano perché la legge Severino ha effetto su Berlusconi. Oppure, con la stessa convinzione, perché la stessa legge questo effetto non ce l’ha. Una giustizia fisarmonica che testimonia – più delle vicende del Cavaliere – come in Italia la legge non è uguale per tutti. Figuriamoci per uomini fortunati come Amato. Buoni per tutte le stagioni. Totem della Sinistra che però piacciono persino alla Gelmini. Altro che consociativismo! Altro che inciucio!