L’Eco (repubblichino) di Bergamo. I fascisti si fanno il necrologio. Spunta un annuncio in memoria della Legione d’assalto. Partigiani contro la Curia vescovile che edita il quotidiano

Sono lontani i giorni in cui perfino il Papa ringraziava L’Eco di Bergamo che, in tempi di pandemia e in una delle aree maggiormente martoriate, si complimentava per i necrologi. Già perché ieri nelle numerose pagine dedicate a chi non ce l’ha fatta, è stato pubblicato un inquietante annuncio, probabilmente per una svista, in cui si elencano i nomi di 43 militari della Repubblica sociale italiana di Salò. Una lunga colonnina, incredibilmente intitolata “Risorgeranno”, dove vengono ricordati i combattenti della Legione d’assalto “M” Tagliamento, ossia di quella che è stata una delle ultime unità della Repubblica di Salò ad arrendersi ai partigiani. Una resa che terminò, nel 1945, con l’uccisione dei fedelissimi di Benito Mussolini a Rovetta, in Val Seriana nel bergamasco. L’occasione di questo inaccettabile necrologio, per giunta pubblicato sul quotidiano di Bergamo che – ironia della sorte – è di proprietà della Curia vescovile, è il 75° anniversario della morte dei 43 militari.

IRA DEI PARTIGIANI. L’ingombrante pubblicazione non è passata inosservata a molti e, inevitabilmente, ha scatenato un putiferio di polemiche. In prima fila le associazioni antifasciste, in primis l’Associazione nazionale partigiani italiani, che hanno denunciato l’increscioso incidente. “È grave e inaccettabile che dei militari fascisti vengano ricordati su un quotidiano con un annuncio che inizia con la parola risorgeranno, spiega indignato il presidente provinciale dell’Anpi di Bergamo, Mauro Magistrati. Proprio per questo lo stesso, in nome dell’intera associazione, ha chiesto “alla redazione de l’Eco di Bergamo di dissociarsi da un necrologio di squallida propaganda” che rischia di rendere infuocato il clima in città, per giunta nel momento in cui questa sta vivendo un dramma a dir poco infinito.

FERITA APERTA. Del resto la questione “nostalgici”, nonostante siano passati 64 anni dai fatti, a Bergamo è da sempre una ferita aperta. Ogni anniversario, infatti, i militari fascisti vengono ricordati da ex repubblichini e gruppi neofascisti che salgono in val Seriana a rendere omaggio alle vittime sepolte nel cimitero del paese. Un pellegrinaggio che ogni volta scatena forti reazioni quando non sfocia addirittura in momenti di vera e propria tensione con gli antifascisti che, in risposta a questi rigurgiti nostalgici, organizza manifestazioni di protesta. Una contrapposizione che non è rimasta solo nelle piazze ma che è da sempre motivo di scontro politico tra chi si appella ai valori della Costituzione antifascista e chi, invece, rivendica la libertà di poter ricordare i propri morti. Tensioni che quest’anno, complice la pandemia, si pensava potessero essere evitate per via delle limitazioni introdotte dal governo in materia di assembramenti. Peccato che alcuni neofasciti di rinunciare a quello che percepiscono come un diritto non ne hanno voluto sapere e così hanno fatto pubblicare l’annuncio sulle pagine de l’Eco di Bergamo.