Economia ko

di Gaetano Pedullà

Ahi, Ahi, i conti del Governo non tornano. E se va avanti così, altro che rimborso Irpef! Dovremo fare presto una manovra correttiva. A trasformare le promesse al miele in un incubo è l’Istat. Mentre il Tesoro prevede quest’anno un incremento dello 0,8% per la ricchezza prodotta dal Paese – il famoso Pil – l’Istituto di statistica stima invece un preoccupante -0,5%. Una differenza spaventosa, così come è stata spaventosa la reazione dei mercati, con Piazza Affari che ha bruciato oltre 17 miliardi di capitalizzazione in poche ore, e lo spread tra i titoli di debito pubblico italiani e tedeschi tornato a impennarsi. Abbiamo vissuto nell’illusione che la crisi stesse finendo? A quanto pare sì, anche se l’attendibilità dell’Istat non consiglia di mettere la mano sul fuoco. I numeri però sono argomenti testardi, o quanto meno ci danno un’idea su dove stiamo andando. E qui ci ricordano che le riforme sono solo annunciate, che i vincoli alle imprese sono ancora troppi, che con i pannicelli caldi – come il decreto lavoro approvato proprio ieri – ci si cura a malapena un raffreddore, non certo la febbre della nostra economia. C’è poco da fare: per ripartire serve uno shock. In una campagna elettorale moscia come non mai, l’unico argomento europeo che emerge dal pollaio della solita politichetta nazionale è l’uscita dall’Euro. A parlarne non sono più solo Grillo, la Lega e Fratelli d’Italia. Fior di economisti senza patente di partito sostengono questa tesi, a meno che non ci si rassegni a fare la fine della Grecia e a farci portare via quel poco dell’argenteria di famiglia che ci resta.