L'Editoriale

A Calenda piace solo un calore, quello delle poltrone

Carlo Calenda, eletto nel Pd, sedicente esponente di Sinistra, è sempre e comunque dalla parte dei grandi interessi economici e industriali.

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Le ultime immagini dall’inferno, recapitate ieri via Telegram, mostrano l’esecuzione a sangue freddo di alcuni soldati russi per mano dei militari ucraini. L’ennesima prova – a sentire gli ultrà di Mosca – che Putin è un liberatore mentre a difendere Kiev c’è una banda di nazisti sanguinari, a partire dal capo del governo, Zelensky.

Evidentemente a questi sottili analisti, allevati nei pollai dei talk show, sfugge che di crimini di guerra ne sono stati documentati già a decine da una parte e dall’altra, perché nell’orrore di un conflitto non ci sono buoni e cattivi, ma solo demoni. Dunque non c’è strada che non valga la pena di essere perseguita per inseguire la pace, o per lo meno una tregua.

Qui la comunità internazionale sta giocando le poche carte che ha, tra cui l’embargo totale dell’energia russa votata dal Parlamento Ue, seppure con rumorosi distinguo, come quello del compagno Calenda, eletto nel Pd, sedicente esponente di Sinistra, ma poi sempre e comunque dalla parte dei grandi interessi economici e industriali.

L’aspirante sindaco di Roma, che in campagna elettorale aveva promesso di restare nella Capitale a occuparsi di cinghiali e rifiuti pure se perdeva, ovviamente non ha rispettato il patto, e tornato a Bruxelles ieri si è fatto notare come un Orsini qualunque in tv, votando contro lo stop all’energia russa perché ci verrebbe a costare.

Un calcolo che ogni eurodeputato sa fare, ma per alcuni la priorità è fermare un massacro, per altri è tenere accesi i condizionatori. E Calenda l’unico caldo che sa sopportare è quello delle poltrone su cui cerca continuamente di poggiare il sedere.