L'Editoriale

Antoci, se la mafia fallisce il bersaglio

Lo Stato c’era con i mezzi e con la scorta. Tutto quello che serviva a salvare il valoroso Giuseppe Antoci sempre che i killer volessero davvero ammazzarlo

Tante puntate di Gomorra – ma anche della Piovra o di Romanzo Criminale – e poi il commando mafioso spara basso sull’auto del presidente del parco dei Nebrodi, con armi che non bucano la corazza della vettura blindata. Buon segno perché lo Stato c’era con i mezzi adeguati e con la scorta. Tutto quello che è servito a salvare la vita al valoroso Giuseppe Antoci, sempre che i killer volessero davvero ammazzarlo. L’agguato di martedì notte nell’entroterra messinese fa intravedere infatti una criminalità talmente forte da non aver bisogno di uccidere. Per queste cosche Antoci è un nemico, così come lo sono i magistrati e le forze dell’ordine che adesso intensificheranno la loro azione attorno alla cosiddetta mafia dei pascoli. Ma se è plausibile che non tutti i clan abbiano la capacità di fuoco dei grandi boss, proprio le famiglie di Cosa nostra che da secoli controllano “la terra” sono le più capaci nel centrare i bersagli. La terra nella tradizione mafiosa è suolo invalicabile, soprattutto ora che oltre ad essere casa garantisce grosse rendite, tra contributi regionali ed europei. Soldi che vanno tolti dalle mani sbagliate. Solo così non potranno più alzare la mira.