Alzi la mano chi si è sorpreso per l’arresto dell’ex amministratore delegato di Atlantia, la holding controllata dai Benetton che a sua volta controlla Autostrade per l’Italia. La nuova inchiesta riguarda le barriere fonoassorbenti (leggi l’articolo), ma è collegata alla vicenda del crollo del Ponte Morandi di Genova. Insomma, siamo là. Chi segue questo giornale dal primo numero – e sono passati 8 anni – ne ha lette di tutti i colori su un gruppo (ma è meglio dire su un sistema) che ha spremuto come un limone la concessione pubblica della grande rete viaria, intascando dividendi miliardari grazie a pedaggi tra i più cari d’Europa e a risparmi sempre maggiori sulle manutenzioni.
Una mangiatoia resa possibile dai contratti capestro approvati dai partiti di destra e di sinistra sin dai tempi della Prima Repubblica, e continuata malgrado le stragi del cavalcavia di Avellino e del capoluogo ligure. Di quel sistema Castellucci era il macchinista e il custode dei segreti, ma a parte il maxi stipendio e le stock option, non l’utilizzatore finale delle ricchezze destinate agli azionisti, a cominciare dalla famiglia di Ponzano Veneto che usava mostrarsi immacolata mentre a sporcarsi le mani erano i suoi manager, confermati senza far domande purché garantissero i proventi.
Ora, però, dalle intercettazioni telefoniche allegate all’ordine di arresto di Castellucci e altri (leggi l’articolo) sentiamo che i tagli alla sicurezza erano – a loro dire – noti all’azionista di controllo, e pertanto a poche settimane dal possibile acquisto di Autostrade per l’Italia da parte della Casa Depositi e Prestiti in tandem con alcuni fondi internazionali non si capisce più perché lo Stato non faccia marcia indietro e finalmente revochi per giusta causa – anzi, giustissima! – una concessione che gronda di sangue, dietro la quale si sono fatte per anni le peggiori porcherie, dal finanziamento alla politica attraverso donazioni alle fondazioni, alle perenni azioni di lobby per aumentare le tariffe ai caselli, fino alle manovre sulle banche (il governatore Toti si offre a Castellucci per fare da mediatore con Salvini e Giorgetti su Carige). Ma che altro deve servire per provare che tutto questo era uno schifo?