Se va avanti così al Comune di Roma ci resterà solo Marino, il sindaco marziano che non si è accorto di nulla mentre la sua amministrazione si prodigava per favorire Salvatore Buzzi. Il boss delle cooperative rosse, in affari con l’ex terrorista nero Massimo Carminati, entrambi in carcere per l’inchiesta Mafia Capitale, non godeva di rapporti confindenziali soltanto con funzionari e colletti bianchi del Campidoglio, ma anche con il livello politico, fino al vice dello stesso Marino, Luigi Nieri. Insieme ai consiglieri comunali, e a un altro assessore arrestati, formavano la tela di relazioni indispensabile per far girare una macchina che fatturava decine di milioni. O, se preferite, per mungere la mucca. Nieri, che non risulta indagato, non ha avuto bisogno dei magistrati per prendere atto di una situazione insostenibile. Non si può pretendere per tutta la vita politica il massimo della trasparenza e della legalità e poi far finta di niente quando l’amministrazione di cui si è ai vertici si scopre così compromessa in un’inchiesta che ha nel suo stesso titolo la parola mafia. Un pregevole atto di coerenza che sul pianeta dei sindaci marziani però non si usa.
L'Editoriale