Più si ostinano a spiegare agli elettori come votare e più quelli, che la testa ce l’hanno più dura degli altri, continuano a rovinare la festa a chi vorrebbe farla a loro.
Così in Romania, dopo aver annullato le elezioni vinte al primo turno dall’euroscettico Georgescu, capita che il suo ologramma Simion approdi al ballottaggio con un consenso ancora più largo. Intanto nella Germania locomotiva (ingolfata) d’Europa, che punta a riarmarsi fino ai denti con un piano da mille miliardi di euro, finisce nel mirino dei servizi segreti il partito di estrema destra dell’Afd che ha sfondato il muro del 20% alle ultime elezioni perché sarebbe incompatibile con la costituzione tedesca.
Il tutto mentre il cordone sanitario costruito intorno al movimento di ispirazione neonazista con l’ammucchiata che sostiene il neo-cancelliere Merz, fautore del riarmo senza precedenti che non si vedeva in Germania dalla seconda guerra mondiale, finisce impallinato dai franchi tiratori prima di salvare la faccia e la poltrona al secondo tentativo. è il segno dei tempi e della deriva bellicista di un’Europa che ha espunto dal propria vocabolario la parola pace.
Ieri l’ultima perla è arrivata da Bruxelles. Dove la Commissione Ue guidata da Ursula von der War, per mano del meloniano Fitto, insiste per dirottare i fondi di coesione al comparto della Difesa. Peccato che Corte dei conti europea abbia bocciato la riassegnazione. E poi si lamentano se gli elettori continuano a votare di testa loro.