L'Editoriale

Che miseria tradire pure i curdi

Nella cartolina di ieri con Erdogan e Draghi che sorridono è palese la reciproca ipocrisia in nome della Ragion di Stato.

Quando il nostro Presidente del Consiglio stringe la mano al capo di un altro governo, con quel gesto rappresenta l’Italia intera, compreso chi – come me – ieri ha provato un profondo disagio nel vedere Draghi ed Erdogan farsi i convenevoli come vecchi amici.

Ovviamente ci ricordiamo cosa si dicevano appena l’anno scorso l’uno dell’altro, e siamo consapevoli del ruolo geopolitico di Ankara nella stabilizzazione della Libia e della Siria, per non parlare del via libera all’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato.

Erdogan è un male necessario, che l’Occidente ha tutto l’interesse a far rimanere in piedi, a tal punto che persino noi lo paghiamo, attraverso l’Unione europea, per fare da tappo ai migranti sulla rotta dell’Egeo.

Quindi nella cartolina di ieri con i due leader che sorridono è palese la reciproca ipocrisia in nome della Ragion di Stato, al pari della precarietà di valori tipo Democrazia e Giustizia, come si può chiedere ai genitori di Giulio Regeni, assassinato dalle forze di sicurezza di un altro dittatore “necessario”, l’egiziano Al Sisi.

Il nostro premier che bacia la pantofola ad Erdogan fa però di più: fa cadere su tutti noi italiani l’ignobile tradimento dei curdi. Il governo turco, infatti, ha tradito a sua volta l’amico Putin – autorizzando l’allargamento della Nato – in cambio del permesso a regolare i conti con questo popolo, al quale dobbiamo pure la resistenza contro l’Isis. Certo, la politica ha le sue regole e i suoi costi, e la geopolitica di più. Ma questo schifo ce lo potevamo risparmiare.