L'Editoriale

Chi strizza l’occhio ai razzisti. Mettersi contro la Commissione Segre rafforza il sentimento d’impunità

Le commissioni parlamentari si sa che lasciano spesso il tempo che trovano. Non ha cavato un ragno dal buco quella sui crac bancari che Matteo Renzi fece affidare prudentemente a Pierferdinando Casini, subito dopo fortunato vincitore di un collegio sicuro del Pd. Dunque figuriamoci che si può fare su un problema storico come l’antisemitismo e l’odio razziale.

La senatrice Liliana Segre è stata però oggetto di insulti indegni e dolorosi, e il Parlamento ha ritenuto di non fermarsi ai generici proclami di solidarietà, ma di dare un segnale un po’ più forte, per quanto pressoché simbolico. Almeno su questo Destra e Sinistra potevano votare tutti insieme? In questa Italia divisiva e rancorosa ovviamente no, ed eludendo il fatto che il razzismo e l’odio sociale eccome ci se ci sono, e non solo nel mondo virtuale della rete o nella zona franca degli ultrà negli stadi, la Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia si sono astenuti.

Ora è chiaro che la commissione non toglie di mezzo uno solo dei tanti razzisti e hater che ci stanno, per non parlare del bullismo, ma mettersi di traverso su un tale gesto rafforza il sentimento d’impunità di chi proprio a destra è oggi tendenzialmente razzista o effettivamente tale senza neppure rendersene conto. Anche personalmente mi capita spesso di sentire persone che fanno riferimenti indicibili a un passato vergognoso, soprattutto tra i più giovani. Che bisogno c’era di distinguersi dicendo no a questa Commissione? Almeno dal moderato Berlusconi sarebbe interessante sentire una risposta.