L'Editoriale

Ci mancava l’Agenda di Bonomi

Mentre continuano le ricerche dell’Agenda Draghi, ieri è saltata fuori quella Bonomi, dal nome del presidente di Confindustria.

Mentre continuano le ricerche dell’Agenda Draghi, ieri è saltata fuori quella Bonomi, dal nome del presidente di Confindustria noto al grande pubblico per la barzelletta del Sussidistan, cioè dello Stato balordo perché dà sussidi a tutti, quando invece la stragrande maggioranza va alle imprese.

A pagina uno il nuovo taccuino stabilisce questo: cari italiani i soldi sono pochi, e qualunque cosa vi abbiano promesso quei buontemponi dei politici, tutte le risorse tranne le mance per la beneficienza vanno agli industriali. E pazienza per tutti gli altri, per chi ha votato la Lega fidandosi dell’impegno a non tornare alla Legge Fornero, o alle destre che in modi diversi hanno parlato di Flat tax, o ai 5 Stelle, che difendono il Superbonus 110%.

Ora basterebbe confrontare quante migliaia di posti di lavoro ha generato quest’ultimo provvedimento e quanti ne ha creati Bonomi, che tra l’altro non possiede alcuna grande impresa, per renderci conto della leggerezza del leader di viale dell’Astronomia. Ma qui si è andato oltre, dettando i compiti a un governo che non è ancora nato, a costo di cancellare ogni credibilità ai partiti, a cui non resterebbe che rimangiarsi la parola data per riempire di soldi le stesse tasche di sempre.

Confindustria – si dirà – tira acqua al suo mulino come i sindacati dovrebbero tirarla al proprio, ma la mancanza di una visione anche istituzionale da parte di certa classe dirigente la dice lunga sulla debolezza della nostra economia. Qualunque montagna di fondi pubblici gli piova addosso.

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