L'Editoriale

Decolla Ita. Precipita lo Stato

La compagnia Ita, pur nuova di zecca, si è rivelata subito un’ennesima patata bollente sul piano dei risultati economici.

Tanto per cambiare, questa volta c’erano tutte le condizioni per fare bene le cose. Scritta la parola fine sull’Alitalia, il Ministero dell’Economia aveva cacciato altre centinaia di milioni per far decollare una nuova compagnia, Ita, promettendo a Bruxelles di metterla quanto prima sul mercato, così da non incorrere nella procedura d’infrazione sugli aiuti di Stato.

Pur nuova di zecca, e dunque senza la zavorra di debiti e personale del passato, la società si è rivelata subito un’ennesima patata bollente sul piano dei risultati economici, e di conseguenza non c’è stata proprio la fila per rilevarla. Alla fine, comunque, sono rimaste in corsa due cordate: una composta dal colosso svizzero delle crociere Msc insieme a Lufthansa, e l’altra guidata dal fondo americano Certares in partnership con Delta Airlines e Air France.

I primi – da quanto trapela – offrivano 850 milioni per l’80% del vettore, lasciando il 20% al Tesoro, mentre i secondi metterebbero sul piatto meno soldi – 650 milioni – lasciando in mano pubblica tra il 40 e il 49% (e due consiglieri di amministrazione su cinque). Secondo voi, quale delle due proposte ha scelto il Governo? Ovviamente la seconda, spacciando per una privatizzazione quella che in realtà lo è solo parzialmente.

Un pastrocchio, insomma, niente affatto diverso da quello che Draghi sta facendo con il Pnrr, cioè il pacco di miliardi che l’Europa ci dà in cambio di una serie di riforme. Norme che sulla carta stiamo realizzando, ma se poi andiamo a grattare sotto la vernice, in un anno e mezzo Palazzo Chigi ha costruito delle cornici con dentro poco e niente

Un esempio per tutti è il decreto concorrenza, con gli indennizzi ancora da definire per i concessionari balneari. Ma è lo stesso per tutto il resto, a cominciare dalla Giustizia. Meglio, allora, per la compagnia aerea, sfidare le regole Ue (come fanno regolarmente i francesi) e tenere in mano pubblica il controllo di una nuova Alitalia, piuttosto che metterci i soldi dei cittadini e farla gestire ai privati. Oppure venderla sul serio. Anche perché certi compromessi all’italiana ormai si sa bene dove portano. E oggi c’è bisogno di tutto, tranne che di nuovi carrozzoni.