L'Editoriale

Dirige il Festival… l’ambasciata

L’attesa performance di Zelensky a Sanremo per motivi tecnici - tipo che fa scappare gli amici e indispettire ancora di più i nemici - non andrà in onda.

Dirige il Festival… l’ambasciata

L’attesa performance di Zelensky a Sanremo per motivi tecnici – tipo che fa scappare gli amici e indispettire ancora di più i nemici – non andrà in onda. Al suo posto, sarà trasmesso un monologo di Amadeus, che leggerà un messaggio del capo del governo ucraino, sperando di non dover riferire in mezzo a uno spettacolo canoro l’unica cosa che interessa davvero a Kiev, e cioè avere armi e aiuti economici per resistere all’invasione russa ed evitarsi il benché minimo pensiero di negoziare una tregua.

Così, prima che sia passato un anno dall’attacco di Putin, la Meloni potrà andare nella capitale sotto assedio, per unirsi al coro stonato di chi sostiene che prima di trattare con un nemico bisogna vincerlo in battaglia. A cosa serva a quel punto un armistizio è un mistero, ma il filo logico è un pezzo che si è rotto, e ormai non si fa caso nemmeno a chi fa i palinsesti della Rai, che siano le quinte colonne della premier a viale Mazzini per favorire visite di Stato o le ambasciate di altri Paesi.

Perciò, comunque la si giri, questa storia rivela il conformismo disarmante di quella che si auto-definisce la prima azienda culturale del Paese, disposta ad accettare qualunque decisione di non si sa chi – Zelensky, il suo ambasciatore, un consigliere, Vespa? – a costo di inquinare un evento musicale che pone spesso temi sacrosanti, compresi quelli della Pace e della dignità nel difendere i propri princìpi, piuttosto che sottostare a quelli altrui.