L'Editoriale

Draghi fa il falco a Kiev

Cercando scuse o mettendoci la faccia, un terzo dei nostri parlamentari ieri si è sottratto al discorso di Zelensky alle Camere, dimostrando tutta la loro ottusità.

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Cercando scuse o mettendoci la faccia, un terzo dei nostri parlamentari ieri si è sottratto al discorso di Zelensky alle Camere, dimostrando tutta la loro ottusità. Premesso che la pace si fa con i nemici e non con gli amici, anche chi considera il presidente ucraino un nazista e lo accusa di far morire migliaia di persone per il solo fatto di non arrendersi a Putin, dovrebbe sapere che senza il dialogo e l’ascolto non potrà mai esserci la risoluzione di alcun conflitto.

Questo non vuol dire parteggiare per una delle parti belligeranti, o assecondarne le richieste militari (che per altro il presidente ucraino non ha fatto), ma dimostrare che siamo un Paese senza cedimenti rispetto a una via d’uscita diplomatica dalla guerra.

Purtroppo, invece, abbiamo assistito al solito spettacolo di una politica che non sa guardare oltre al proprio ombelico, con scene grottesche. Da oscar dell’ipocrisia gli applausi a Zelensky dei renziani, corti di memoria sulla decisione del loro leader – all’epoca capo del governo – di vendere armi ai russi nonostante l’embargo per la vicenda della Crimea.

E siccome i guai non vengono mai da soli, quando un Matteo brilla per incoerenza, ecco subito arrivarne un altro, stavolta Salvini, che si è detto nemico delle armi dopo aver costruito la sua carriera politica sulla legittima difesa.

Cose da dilettanti rispetto al nostro premier Draghi, al quale non si capisce come sfugga che in Ucraina si combatte l’ennesima battaglia a casa altrui tra Russia e Usa, e invece di gettare acqua sul fuoco ci ha messo sopra gli aiuti militari, facendoci rimpiangere la moderazione persino di chi parlava da Kiev.