L'Editoriale

È proprio un Governo da spiaggia

Fossimo ad agosto, potremmo illuderci di avere a che fare con un governo balneare. Ma siamo a febbraio, e il governo è dei balneari.

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Saputo che in Ucraina può scoppiare una guerra, il nostro Governo chissà che ha capito, e si è subito messo all’opera per inchiodare eventuali invasori sul bagnasciuga. Solo così può spiegarsi la fondamentale decisione sui balneari presa ieri in Consiglio dei ministri, proprio in mezzo a una crisi tra Mosca e Kiev che resta esplosiva, e pure in Italia la situazione non scherza, tra centinaia di migliaia di persone senza Green Pass sospese dal lavoro, per non parlare del No della Consulta al referendum sul fine vita, ultima spiaggia per riempire un vuoto normativo di cui il Parlamento colpevolmente non si occupa.

Così la lobby dei ricchi concessionari delle coste italiane si è dovuta dare da fare, riducendo a un brodino l’obbligo sacrosanto di mettere a gara le aree demaniali, facendo inserire una serie di condizioni di vantaggio per gli stessi che campano da decenni facendoci pagare oro un ombrellone e diamanti per due panini e una coca. Ma questo è niente rispetto alla tarantella partita un minuto dopo il varo della norma all’unanimità, quando i ministri della Lega cari al Papeete hanno promesso di battersi per cambiare tutto.

E possibilmente lasciare in gestione ai soliti noti le stesse spiagge e lo stesso mare in cambio di due spicci, tanto lo Stato se ha bisogno di soldi aumenta il carico fiscale sulla benzina, o sta alla finestra invece di rinnovare centinaia di contratti di lavoro, con gli stipendi bloccati da anni a fronte del caro-vita che galoppa. Fossimo ad agosto, potremmo illuderci di avere a che fare con un governo balneare. Ma siamo a febbraio, e il governo è dei balneari.