L'Editoriale

Evviva il moderato Bolsonaro

Il più grande tagliatore di foreste al mondo, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, è stato ricevuto in pompa magna dal leader della Lega Matteo Salvini.

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Evviva il moderato Bolsonaro

Mentre la Conferenza sul clima di Glasgow fa da prova del nove dell’inconsistenza del G20 di Roma, spostando ancora più il là la data della neutralità climatica di Paesi come India e Cina, rinviata al 2070, il più grande tagliatore di foreste al mondo, il brasiliano Bolsonaro, è ricevuto in pompa magna da Salvini (leggi l’articolo), che ovviamente muto sulle cose delicatissime che il presidente carioca dice su diritti civili e vaccini.

Quello che si candida al fare il leader della destra italiana continua così a spostare il baricentro politico verso l’ala estrema, intollerante e anti-scientifica, in un corpo a corpo con la Meloni che ha già fatto fuggire parte del voto moderato. Perciò nella stessa Lega è forte l’esigenza di raddrizzare il tiro: missione perfetta per l’anima governista interpretata da Giorgetti, arrivato a ipotizzare Mario Draghi al Quirinale e Draghi Mario a Palazzo Chigi.

Dal Presidente eletto dal popolo (bandiera della destra storica), siamo dunque passati al Presidente nominato dai poteri forti, a cui consegnare entrambe le maggiori cariche dello Stato senza che questo abbia neppure un partito di riferimento. Cose da Paese delle banane, insomma, di fronte alle quali Bolsonaro diventa un leader costituzionalmente illuminato, se non altro per il fatto che almeno i voti lui li ha presi.

Ma se davvero Draghi andasse al Colle e una sua controfigura a capo del Governo, aggiungendo alle priorità di pandemia e Pnrr il patto di salvare la legislatura, le cadreghe di partiti tanto miopi ancora per un po’ sarebbero salve, ma mai più la credibilità di chi c’è seduto sopra.