L'Editoriale

Gasparri arbitro cornuto

Chi può reciti un Pateravegloria per Maurizio Gasparri. Il presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato ieri mattina si sentiva così sicuro di poter aiutare Matteo Salvini sulla vicenda Gregoretti da promettere di fare l’arbitro in Commissione. Ora si sa che per definizione l’arbitro è cornuto, e infatti poche ore più tardi alla richiesta dei 5 Stelle di acquisire nuovi documenti ha dovuto rimangiarsi la parola, e col suo voto decisivo spedire la palla in tribuna.

Scaramucce procedurali che però rivelano la profonda preoccupazione per le sorti del leader leghista e di tutto il Centrodestra. Esattamente al contrario di quanto afferma in ogni occasione, e cioè di volersi fare processare (come nel caso Diciotti, tranne poi farsi salvare da Di Maio), il Capitano del Carroccio sta dimostrando di avere più fifa del collega Schettino la notte del naufragio della Concordia.

Al di là della retorica prevalente nei talk show politici in tv, le decisioni prese sulla Diciotti furono un atto politico collegiale del Governo, mentre il sequestro di 131 persone a bordo della Gregoretti fu un atto unilaterale dell’allora ministro dell’Interno per farsi propaganda elettorale a pochi giorni dalla sua decisione di far cadere il Governo per andare a nuove elezioni.

Uno spot che ha contribuito a fargli guadagnare forza nei sondaggi, ma di cui ormai sappiamo dai documenti ufficiali che non vi fu alcuna interlocuzione diretta con il premier Conte o con il vicepremier Di Maio. Perciò il processo spaventa Salvini e i compari sovranisti, compresi quelli che si fingono arbitri.