Non è un periodo particolarmente felice per Giorgia Meloni. Il Paese di Bengodi, propagandato a reti (quasi) unificate per celebrare il miracolo della ricetta sovranista, continua a sgretolarsi un pezzo alla volta. Cose che capitano quando le veline del governo finiscono per scontrarsi con la realtà. Le ultime picconate sono arrivate da Bruxelles. Prima con le stime di crescita, riviste drasticamente al ribasso, che nel 2027 faranno dell’Italia il fanalino di coda di tutta l’Ue. Ed ora con i dati Eurostat sui salari reali che negli ultimi vent’anni sono cresciuti in media del 22% ad eccezione del nostro Paese, dove hanno perso il 4% (peggio di noi ha fatto solo la Grecia).
Ciononostante, parlare di salario minimo, per il governo rimane un tabù. E neppure le ultime Regionali sono servite a tirare su il morale a Meloni. Che ha perso (male) le sfide in Campania, malgrado il condono edilizio promesso, e in Puglia. Mentre perfino in Veneto, nonostante la vittoria del centrodestra, la premier ha dovuto ingoiare la polpetta avvelenata della Lega che ha quasi doppiato FdI. Ma come sempre, quando le cose si mettono male, la strategia è sempre la stessa: fingersi morta e, se inevitabile, parlare d’altro. Tipo della legge elettorale per le prossime politiche (che si terranno tra due anni) per nascondere la crisi che sta vivendo il Paese (oggi). Tra gli argomenti da evitare come la peste c’è ovviamente la guerra (persa) in Ucraina. Dopo aver scommesso sulla vittoria di Zelensky ed essersi eclissata sul Piano di pace proposto da Trump che, limature a parte, continua ad assomigliare ad una resa di Kiev e ad una disfatta per chi l’ha sostenuta, perfino per un’equilibrista esperta come Meloni prendere posizione senza perdere la faccia è un’impresa impossibile.
Schiacciata tra l’incudine degli Usa, che puntano a chiudere il conflitto, e il martello dei partner europei, che stanno facendo di tutto per continuarlo. Il risultato è imbarazzante: ai disastri collezionati in politica interna si somma l’irrilevanza dell’Italia in politica estera. Ignorata da Trump, al pari del resto dell’Ue, e messa all’angolo dai leader europei che la considerano troppo sdraiata sulle posizioni americane. Insomma, proprio un bel capolavoro.