L'Editoriale

Senza pentiti la mafia non si batte

Senza pentiti la mafia non si batte

Esattamente come quando era in vita, Giovanni Falcone continua ad essere pugnalato dalla politica, soprattutto quella che sulla mafia la sa lunga. Fu proprio Falcone a chiedere uno sconto di pena, e dunque un orizzonte fuori dal carcere, per i pentiti di cosa nostra, aprendo in cambio uno squarcio su un’organizzazione che senza Buscetta sarebbe rimasta per chissà quanti anni ancora impenetrabile e misteriosa.

I pentiti che avevano dato un contributo determinante nella lotta al terrorismo, furono ancora più preziosi contro i clan protetti da un muro di omertà che aveva profonde radici storiche, culturali ed economiche. Sia chiaro: sapere che proprio chi ebbe un ruolo centrale nella strage di Capaci, Giovanni Brusca, godrà dei benefici previsti per i collaboratori di giustizia sa di paradosso, ma in realtà anche questo epilogo è un colpo di piccone alle cosche.

Basti pensare all’effetto che ha sui clan Brusca rimesso in libertà al cospetto di chi aveva molto più potere in ogni genere di associazione criminale, in Italia e all’estero – Riina, Cutolo, Provenzano, John Gotti (e l’elenco è lungo) – e invece dietro le sbarre c’è morto miseramente. Le mafie, di ogni tipo e a ogni latitudine, hanno un solo cancro in grado di distruggerle: il tradimento di quei legami di appartenenza capaci di resistere ad ogni altro attacco dello Stato. Anzi, capaci di cementarsi e sostituirsi allo Stato stesso.

Solo così Falcone, e con lui Borsellino, poterono istruire il maxi-processo e far vincere per la prima volta le istituzioni su quel sistema. Un modello che una politica apparentemente ingenua adesso vuole smontare, cavalcando l’onda dello sdegno – naturale – per Brusca uscito dal carcere.

Sarà un caso, ma le pressioni più rumorose per rispedire il boia di Capaci in cella provengono da quegli stessi partiti che chiedono di revocare l’ergastolo ostativo, come peraltro preteso dalla Corte Costituzionale, oppure hanno avuto al loro interno legami conclamati con la mafia, e loro esponenti anche di primo piano condannati per questo. Così, facendo la parte dei duri e puri, in realtà depotenziano i pentiti e quindi la lotta ai clan. Al momento giusto i boss sapranno come ringraziare.