L'Editoriale

Gli sbarchi che dividono l’Europa

Il numero degli sbarchi segna ogni giorno un nuovo record. Ma la Francia è l’ultimo dei Paesi che può farci la lezione.

Gli sbarchi che dividono l’Europa

Dopo aver definito il governo Meloni disumano per non aver salvato i migranti naufragati a Cutro, il ministro francese Darmanin ora attacca la premier perché non mantiene la promessa del blocco navale. Come si muove, insomma, Giorgia sbaglia, e in effetti il numero degli sbarchi segna ogni giorno un nuovo record, mentre ormai è chiaro a tutti che l’esodo di milioni di persone dal Sud al Nord del mondo non si ferma con gli slogan elettorali.

Perciò la critica ci starebbe tutta, se non fosse che proprio la Francia è l’ultimo dei Paesi che può farci la lezione, perché coopera pochissimo alla redistribuzione degli immigrati verso l’Europa, e in particolare con l’Italia tiene blindati i suoi confini, respingendo duramente i flussi che provano a passare da Ventimiglia.

Ora è chiaro che Macron sta soffrendo la pressione della destra interna, che al pari di quanto hanno fatto per anni Lega e Fratelli d’Italia sparge a piene mani la paura per lo straniero, amplificando i problemi della sicurezza. Ma accusare il nostro Paese, fosse anche nelle figure che discutibilmente ci rappresentano, perché non sbarriamo da soli il passo a migliaia di persone, rivela la mancanza dell’unica risposta possibile a questo fenomeno epocale: una maggiore solidarietà tra gli Stati europei e poi verso le regioni da cui parte l’esercito dei disparati.

Come i capponi di Renzo che si beccavano mentre finivano in pentola, Italia e Francia possono insultarsi a vicenda, ma senza aiutare l’Africa ad alzarsi le migrazioni non finiranno mai.