L'Editoriale

I 5 Stelle e la fine presunta

La scissione nel Movimento 5 stelle si rivela meno drammatica di quanto ce la raccontino.

I 5 Stelle e la fine presunta

Ripresa la funzione dell’udito dopo due giorni di campane a morto per la prematura dipartita dei 5 Stelle – con i giornali e le tv che li hanno sempre massacrati a contendersi il primato di chi ne abbia previsto da più tempo il decesso – la scissione nel Movimento si rivela meno drammatica di quanto ce la raccontino.

Conte ha perso più di sessanta parlamentari e due eurodeputati, ma qualche ex potrebbe rientrare presto, oltre a Di Battista, soprattutto tra gli espulsi da chi oggi è a sua volta in altri lidi. Di Maio e i suoi continueranno a sostenere le politiche grilline nel governo, così come Conte, il primo più a contatto con Draghi e il secondo maggiormente libero di incalzarlo, pur senza innescare una crisi che in mezzo a una guerra e alla gelata dell’economia non aiuterebbe nessuno.

La sofferenza che undici milioni di italiani hanno chiesto ai pentastellati di portare in Parlamento – dal grido d’aiuto di chi non ha niente, all’Ambiente, al presidio dell’onestà in politica, al taglio degli sprechi nella spesa pubblica – è sempre tantissima, e ha bisogno più che mai di essere rappresentata.

Per questo scissioni, ritorni e nuovi abbandoni pesano sulle dinamiche del Palazzo ma non sulla missione di fondo di una forza politica che ha fatto tanto e ancora di più ha da fare. Certo, restare uniti avrebbe aiutato, ma coprendo di insulti Conte (di meno) e Di Maio (di più) come sta accadendo sui Social si dà ragione ai soloni che sputano su tutto ciò che viene dal Movimento, e soprattutto si frena un’opera che uniti o divisi i 5S hanno ancora da compiere.