L'Editoriale

I 5 Stelle e la lezione dei traditori

Sinistra e i Verdi avevano l’occasione storica di poter combattere le loro battaglie con un numero di parlamentari che non vedono da anni.

Ora che il Pd ha gettato la maschera, mostrando a chi tira la volata da sempre – la Confindustria da cui viene Calenda, il taglio dei servizi pubblici di cui è massimo esempio la riforma della scuola della Gelmini, ecc. – la Sinistra e i Verdi avevano l’occasione storica di poter combattere le loro battaglie con un numero di parlamentari che non vedono da anni.

Bastava rivolgersi sul serio ai 5 Stelle, come il leader Fratoianni e Bonelli dicevano mentre trattavano sottobanco con Letta. Andare con i dem, d’altra parte, assicurava dei vantaggi pratici, come l’elezione sicura dei vertici, e così si è scelta la coalizione sedicente progressista. Poi accade che Calenda scassina il Pd, strappando un numero spropositato di collegi (il 30% nonostante i sondaggi diano Azione al 3,6%) e imponendo un programma liberista che schianta qualunque istanza sociale e ambientale.

Naturale che gli elettori di Sinistra Italia e dei Verdi si incazzassero, maledicendo l’ammucchiata di Centro che promette di togliere il Reddito di cittadinanza e riempire l’Italia di inceneritori. Di questo Fratoianni e Bonelli devono chiarirsi da giorni con Letta, ma sapendo bene che il Pd sta più comodo con Calenda fanno gli offesi, si agitano e minacciano di rivolgersi a Conte.

Un po’ come fare un bluff a carte scoperte, perché i 5 Stelle si sono appena levati di torno un mucchio di opportunisti, e se hanno capito una cosa è che è meglio star soli e pure perdere piuttosto che imbarcare banderuole e voltagabbana. Una lezione da non dimenticare.