L'Editoriale

I 5Stelle e la cosa giusta

Per un Movimento che ha rappresentato la maggiore novità politica degli ultimi decenni sarà impossibile restare autonomo tra i due poli.

Per la serie la coerenza in politica è tutto, ieri la riforma della Giustizia rappezzata dalla ministra Cartabia è diventata legge col voto favorevole della Lega, malgrado i 400 milioni che Salvini ci ha fatto appena buttare per i referendum con cui voleva bloccarla, mentre il senatore Calderoli, che era arrivato allo sciopero della fame pur di non far passare una tale porcata (e di queste lui se ne intende) si è a malapena astenuto.

Ma alla coerenza si richiamano pure Di Maio e Conte, il primo chiedendo al Movimento di non presentare una mozione ambigua sull’appartenenza dell’Italia alla Nato, visti i trattati internazionali a cui aderiamo, e poi rivendicando quella democrazia interna ai 5S che con l’ex premier al comando si sarebbe perduta.

Accuse che Conte ha respinto al mittente, definendo una stupidaggine i dubbi sulla Nato, e lasciando intendere che il ministro degli Esteri sia in partenza verso un nuovo partito. Fatto sta che nonostante il tracollo delle amministrative, invece di far quadrato e cercare di allargarsi aggregando nuovi consensi, i 5 Stelle si avviano a tagliar via un altro pezzo, di fatto lasciando il controllo al solo Conte, fermi restando i poteri statutari di Grillo che per molti però è difficile da decriptare.

In ogni caso, per un Movimento che ha rappresentato la maggiore novità politica degli ultimi decenni in Italia sarà impossibile restare autonomo tra i due poli, e nonostante il consenso di cui Conte gode ancora il rischio è di diventare una provincia del Pd. Ci si pensi bene, dunque, prima di consumare la rottura. Ricordando che non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta.