L'Editoriale

I diritti non hanno colore politico

La vera posta in gioco dei referendum dell'8 e 9 giugno sono i diritti. Che non hanno bandiera né colore politico.

I diritti non hanno colore politico

Dice Giorgia Meloni, dopo aver annunciato che andrà al seggio ma non ritirerà le schede per non aiutare il quorum, che i referendum oltre ad essere inutili serviranno solo a spendere 400 milioni di euro dei contribuenti. Un goffo tentativo (l’ennesimo) di sabotaggio della consultazione popolare smontato puntualmente da un fact-checking di Pagella Politica, che ci ricorda come sia stato proprio il suo governo, nella relazione tecnica che accompagna il decreto Elezioni, a stimare il costo dei referendum in 88 milioni di euro.

Niente, peraltro, a confronto con il miliardo di euro circa sperperato per l’inutile operazione dei Cpr in Albania rimasti inesorabilmente vuoti nonostante gli sforzi e la grancassa della propaganda sovranista (“i centri fun-zio-ne-ran-no…”, prometteva la premier in trance agonistica). Un gigantesco spreco, quello sì, di denaro pubblico che Meloni si guarda bene dal commentare. Non sappiamo se i referendum di domenica e lunedì prossimi raggiungeranno il quorum e se contribuiranno a ripristinare quei legittimi diritti dei lavoratori conquistati dopo anni di dura lotta sindacale (dalla reintegra in caso di licenziamento illegittimo alla abrogazione del tetto degli indennizzi disposti in sede giudiziale) cancellati in un amen con il Jobs Act dal governo (sedicente di sinistra) Renzi.

Ma al di là del merito, il voto e già stato e sarà un banco di prova sia per l’opposizione che per la maggioranza. Per il centrosinistra ha già smascherato la farsa del Campo largo. Con (mezzo) Pd, M5S e Avs favorevoli a tutti i quesiti (Conte ha lasciato libertà di coscienza solo sulla cittadinanza) e il resto della presunta coalizione (i centristi ai Azione Iv oltre agli ex renziani del Pd) schierata su posizioni diverse. Stesse divisioni riscontrabili anche sul massacro in atto a Gaza, con gli azionisti del fantomatico campo largo divisi tra due piazze e due città. Per il centrodestra, che ha puntato tutto sull’astensione, sarà invece un esame sulle politiche migratorie e del lavoro del governo Meloni.

Ma la vera posta in gioco sono i diritti. Che non hanno bandiera né colore politico.