L'Editoriale

I partiti uniti dalla guerra

Continuare a riempire l'Ucraina di armi è una strada che non spunta, mentre costringere i partner occidentali a costruire una via diplomatica aprirebbe comunque uno scenario nuovo.

Troppo presi nel piazzare una bandierina elettorale qua e affossare il salario minimo là, i partiti di destra e sinistra non ammetteranno mai di girare a vuoto, perché se anche producessero la migliore Manovra finanziaria al mondo (e ne siamo lontanissimi), i costi dell’energia e del caro-vita lascerebbero lo stesso milioni di italiani in brache di tela.

Il cuore dei problemi economici del Paese – dalla disoccupazione alle troppe tasse sulle imprese – sta dunque nella causa di questi aumenti spropositati, anche se i politici non ne vogliono parlare: la guerra.

Ora è chiaro che sul conflitto in Ucraina l’Italia non può fare molto, ma qualcosa si può sempre fare, soprattutto se è chiaro che tutte le iniziative prese in nove mesi (tanti ne sono passati dall’inizio dell’invasione russa) non hanno portato alcun beneficio, anzi ci stanno spingendo verso una guerra nucleare.

Dunque, continuare a riempire Kiev di armi è una strada che non spunta, mentre costringere i partner occidentali a costruire una via diplomatica, anche differenziandoci rispetto all’invio di dotazioni militari, aprirebbe comunque uno scenario nuovo.

Ovviamente tutto questo non si può fare se si sceglie la via più comoda dell’obbedienza a Washington, magari senza neanche assumersi tutte le responsabilità, come ha fatto ieri il governo rimettendosi alle mozioni fotocopia di tutte le forze parlamentari, con l’eccezione di 5 Stelle, Sinistra italiana e Verdi. La prova – con queste eccezioni – che i partiti si scannano su ogni cosa, ma sulla guerra sono tutti uguali.

 

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