L'Editoriale

Il dovere di pretendere la Pace

Non serve essere strateghi militari per aver chiaro che in Ucraina si sta tirando una molla, e tra non molto ogni azione sarà legittima, compreso l’uso dell’atomica.

Il dovere di pretendere la Pace

Tu fai esplodere un ponte a me, io lancio decine di missili a te. Non serve essere strateghi militari per aver chiaro che in Ucraina si sta tirando una molla, e tra non molto ogni azione sarà legittima, compreso l’uso dell’atomica. Eppure ieri dagli Stati Uniti alla Nato, all’Europa, tutti hanno risposto all’attacco di Mosca su Kiev e altre città invocando l’invio di nuove armi a Zelensky e sanzioni per Putin.

Ci beviamo, insomma, la stessa sbobba di sempre, non tiriamo un ragno fuori dal buco – anzi, la situazione bellica peggiora e paghiamo un costo economico folle – e per di più aumentiamo la dose. Fossimo cittadini davvero liberi e informati, ce ne sarebbe abbastanza per mandare a casa governanti e trombettieri al seguito, e imporre un cambio di strategia: stop alle armi e alle sanzioni in cambio di una ripartenza delle trattative.

Un gesto coraggioso, com’è coraggioso fare la pace, che a fare la guerra sono bravi tutti i capoccioni, tanto al fronte mica ci vanno loro. Invece stiamo a novanta gradi e ci facciamo andar bene tutto quello che ci piove dall’alto, senza pretendere da chi ci rappresenta uno scatto d’orgoglio con i nostri alleati atlantici, bloccando questo meccanismo infernale per cui alla guerra si risponde con la guerra.

Uno schema che esiste dalla notte dei tempi, con l’unica differenza che oggi possediamo armi mai viste prima, e per i giochi del Cremlino e della Casa Bianca, con la benedizione di Pechino, tra non molto ce le tireremo addosso tra di noi. E una volta morti stecchiti, vallo a sapere se qualcuno avrà vinto.

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