Le risposte dell’Occidente alla guerra sono più armi a Kiev e sanzioni a Mosca

I russi rispondono alle azioni belliche di Kiev. A forza di armi e sanzioni pure noi siamo complici di una carneficina.

Le risposte dell’Occidente alla guerra sono più armi a Kiev e sanzioni a Mosca

Zelensky e Biden, in attesa del G7 urgente richiesto dalla Germania per oggi e dopo i massicci bombardamenti di ieri, si sono sentiti per telefono. Il leader ucraino ha spiegato che “la difesa aerea è attualmente la priorità numero 1”, il presidente americano ha risposto promettendo la fornitura di “sistemi avanzati di difesa aerea”.

Ma, secondo il Washngton Post, gli ultimi attacchi russi alle città e alle infrastrutture ucraine, con le conseguenti vittime civili, potrebbero dare una nuova spinta anche alla richiesta di Kiev di armi a più lungo raggio.

Gli Usa continueranno a fornire supporto militare all’Ucraina

Il presidente americano, riferisce la Casa Bianca in una nota, si è impegnato “a continuare a fornire all’Ucraina il supporto necessario per difendersi, compresi i sistemi avanzati di difesa aerea”.

Biden, sottolinea la Casa Bianca, “ha espresso la sua condanna degli attacchi missilistici russi in tutta l’Ucraina, inclusa Kiev e ha espresso le sue condoglianze ai cari di coloro che sono stati uccisi e feriti in questi attacchi insensati”.

I russi rispondono alle azioni belliche di Kiev. A forza di armi e sanzioni pure noi siamo complici di una carneficina

Se qualcuno a Kiev e dintorni ha pensato che la guerra fosse ormai finita, con il Cremlino incapace di reagire agli attentati con cui è stata uccisa Dugina – figlia dell’ideologo di Putin – e quello al ponte in Crimea, allora è destinato a restare sorpreso. Già perché la rappresaglia che per lo zar ha preso di mira soltanto “obiettivi strategici”, con un bombardamento a tappeto dell’intera Ucraina, è stata in realtà piuttosto brutale perché ha colpito aree usate dai civili – come un parco giochi a Kiev – e ben lontane da installazioni militari, per giunta causando almeno 11 morti e oltre 60 feriti.

Che si tratti di una reazione scomposta è lapalissiano, come anche il fatto che era scontata una reazione russa. Eppure c’è chi, tanto in Occidente quanto in Ucraina, è rimasto sorpreso non capendo che più si tira la corda e maggiore è il rischio che il conflitto anziché diminuire di intensità, aumenti fino a sfuggire di mano.

Del resto non si può più scherzare con il fuoco come fa Joe Biden a suon di provocazioni e sanzioni, le stesse a cui puntualmente si accoda l’Unione europea che appare incapace di adottare una propria linea di condotta, perché è evidente che siamo in presenza di una rapidissima escalation da cui nessuno sembra sapere come uscirne.

E per questo non può che preoccupare la posizione di Aleksandr Lukashenko, presidente della Bielorussia nonché alleato storico di Vladimir Putin, che – a dispetto di quanto dica pubblicamente – sembra ormai a un passo dall’entrare in questa folle guerra contro l’Ucraina.

A lasciarlo intendere è stato lo stesso leader con un messaggio delirante in cui ha denunciato che “in Occidente c’è la convinzione diffusa che l’esercito bielorusso parteciperà in modo diretto all’operazione militare speciale sul territorio dell’Ucraina” così “dopo aver creduto a queste teorie, la leadership politico-militare dell’Alleanza Atlantica e un certo numero di Paesi europei sta già valutando apertamente le opzioni per una possibile aggressione contro il nostro paese, fino a un attacco nucleare”.

Così per smentire le voci secondo cui le sue truppe presto o tardi sarebbero entrare nel conflitto, Lukashenko ha pensato bene di renderle reali annunciando che “in relazione all’aggravamento della situazione ai confini occidentali dello Stato dell’Unione, abbiamo deciso di schierare un raggruppamento regionale della Federazione Russa e della Repubblica di Bielorussia”.

Intendiamoci seppur materialmente Minsk non ha compiuto alcun attacco o mosso truppe, questo non significa che sia rimasta neutrale. Infatti proprio attraverso l’ex repubblica sovietica sono transitate gran parte delle truppe di Mosca che hanno invaso l’Ucraina e, come emerso anche nell’ultimo bombardamento, parte dei raid su Kiev sono partiti dal territorio bielorusso.

Chiaramente dall’Ue hanno subito risposto a Lukashenko affermando di aver “preso nota delle false accuse del regime di Lukashenko, sono accuse infondate, ridicole. Sono inaccettabili. L’Ucraina qui è la vittima. L’Ue esorta il regime della Bielorussia dall’astenersi da qualsiasi coinvolgimento”.

Poi, in relazione al lancio di missili sull’Ucraina, hanno nuovamente condannato Putin preannunciando l’ennesimo invio di armi – specie dopo le richieste di Zelensky di fornire urgentemente armi anti aeree – e sanzioni. Così emerge il dubbio che le azioni terroristiche degli ucraini, per giunta non concordate con gli Stati Uniti, potrebbero aver rinsaldato il morale dei russi che, vedendo il nemico colpire fin dentro i territori della Federazione, ora hanno ripreso a combattere con maggior vigore.

Ciò emerge dall’ultimo report dell’intelligence britannica secondo cui l’esercito del Cremino, dopo giorni passati a battere in ritirata, ora ha ricominciato ad avanzare in tutto il Donbass.