Che stiano sdraiati sul divano o si diano da fare come matti per due soldi, i disoccupati e i lavoratori sfruttati per le destre sono la stessa cosa: degli sfigati, e pure con la pretesa di essere assistiti. Per questo il governo ha tolto di mezzo il Reddito di cittadinanza e martedì prossimo farà lo stesso col Salario minimo. Ma le due cose sono molto diverse, pur contenendo un denominatore comune. Se il sussidio a chi non raggiunge la soglia di povertà è senz’altro un aiuto pubblico alla fascia più debole della popolazione, il livello salariale di chi ha un lavoro non c’entra niente con l’assistenza.
E confondere le cose, come ha fatto ieri il ministro Musumeci, rivela la confusione sullo stato di una larghissima parte del Paese, dove Fratelli d’Italia e compari prendono pure molti voti. Welfare e aumento per legge dei salari minimi hanno però un punto di contatto: sono entrambe misure redistributive, che spostano un po’ di risorse pubbliche, nel primo caso, e risorse private, nel secondo, verso chi ha di meno, rallentando la crescita di una disuguaglianza sociale ed economica sempre più intollerabile e pericolosa. Dunque, i danni che sta facendo la Meloni, per quanto impercettibili nel breve periodo, e comunque ben nascosti da molta stampa e propaganda, si vedranno drammaticamente nei prossimi mesi e nei prossimi anni . Far convivere i troppo ricchi e i troppo poveri non è mai facile. E se si contrappongono pure Nord e Sud, come vuol fare la Lega con l’autonomia regionale differenziata, a frantumare l’Italia non ci vorrà moltissimo.