L'Editoriale

La legge di un Paese perduto

Con una mediazione che più in basso di così si può solo scavare, i Cinque Stelle con Conte per la prima volta alla guida si sono arresi

La legge di un Paese perduto

Corruttori, truffatori e maramaldi di ogni sorta fatevi sotto che da ora in avanti se vi va bene la fate franca, e se vi va male è lo stesso. Con una mediazione che più in basso di così si può solo scavare, i Cinque Stelle con Conte per la prima volta alla guida si sono arresi alla riforma della Giustizia di Draghi e Cartabia, ottenendo che giusto i mafiosi e poco altro non possano sfuggire al processo. Certo, fosse stato per la guardasigilli adesso festeggiavano pure i capoclan, ma con tutto il contentino accordato al Movimento la norma resta una schifezza, sulla quale sarebbe stato meglio non sporcarsi le mani, e lasciarne ogni merito alla ministra con la complicità di destre e Pd.

Domani potremo andare a battere cassa in Europa grazie alla legge approvata, ma quando se ne produrranno gli effetti Bruxelles sarà la prima a pentirsi di averci pure finanziato, constatando un aumento dell’illegalità che si può già da adesso certificare. Con un atto finale di slealtà verso i giudici, che potranno stabilire a loro discrezione eventuali proroghe in secondo e terzo grado di giudizio, assumendosene personalmente la responsabilità di fronte a signori che non sono sempre galantuomini. Così lo Stato arretra, e prendere atto che nemmeno una forza politica di grande cambiamento come i Cinque Stelle è riuscita a impedire questo scempio ci costringe ad aprire gli occhi su quanto questo Paese sia diventato irrecuperabile e perduto.